My life between a director and heavenly demons

Qualche mese fa, finchè ero in vacanza, riflettevo su come alcune cose della vita sembrino talmente strane o assurde che parrebbe quasi essere un puppet in balia di qualcuno…
…io mi accontenterei di capire perchè accadono fatti così singolari e coincidenze così incredibili, talmente assurde da far credere anche a me di essere perennemente addormentato e prigioniero di un sogno che sembra costruito ad arte da un regista che non si fa scrupoli della sorte del protagonista.
Ultimamente mi viene da pensare che questo regista, o "grande demone celeste" per usare un termine che mi piace, è la nostra mente. O meglio, quella parte della nostra mente che si fa mille problemi, mille pare mentali, che si rifugia in ragionamenti assurdi quando invece la soluzione è semplicissima e a portata di mano.
Ma pensare che sia esterno a noi è sicuramente più confortante. Ci deresponsabilizza.
Lo chiamiamo destino, fato, Dio… mille nomi per dire la stessa cosa.
E tutto questo perchè non abbiamo abbastanza coraggio per prenderci la responsabilità delle nostre azioni. Perchè ci crediamo deboli.
Dalla fine delle vacanze estive io posso dirmi in baruffa con Dio.
Me ne son capitate troppe per pensare allegramente che lui sia lì, buono, che veglia su di me e su tutti gli altri.
La conclusione che me ne viene è che lui non esiste, e che se esiste è un fottuto bastardo.
Ecco, adesso schiere di papaboys e fondamentalisti cristiani inizieranno a tirarmi pietre, ad accusarmi di eresia, e a cercare di riconvertirmi dicendo che dio è buono, che una cosa negativa è comunque un messaggio che ci manda e che comunque lui pensa sempre al nostro bene, ecc…
Balle.
Non posso più crederci.
Sarò un idealista, ma come si fa a credere nella giustizia divina?
Basta guardarsi attorno. E rendersi conto che il bene e il male lo fanno gli uomini. E basta.
E' sconfortante, perchè ciò ci responsabilizza.
Credo che l'unico modo di stare bene sia fare di tutto per essere felici, senza aspettarsi giustizia nè aiuti dal grande demone celeste. Anzi, partendo dal presupposto che quando tu stai cercando la felicità, qualcun altro, invidioso, sta cercando di insidiarla.

Si avvicina il Natale, mancano meno di due giorni.
E mai, mai avrei pensato di passarlo riflettendo cosi tanto.
Forse dovrei ringraziare chi mi ha dolorosamente aperto gli occhi.
Ma visto che non voglio cadere nell'ipocrisia di quei milioni di persone che parlano bene e razzolano male, sfrutterò l'occasione per fare gli auguri alle persone che contano, che lottano per quello in cui credono, alle persone che per me sono speciali… e a quelle che non lo sono più.
Non auguri generici di buon natale.
Auguri di buona Vita. Si, quella con la V maiuscola, Alla continua ricerca di felicità, di qualcosa che manca, di un motivo per andare avanti, della forza di essere registi e protagonisti della nostra esistenza.
Forse questo è l'augurio più sincero che mi sia mai venuto…così spontaneo.
E un grazie a tutti quelli che mi sono vicini in questo periodo… di cuore…

Do the right thing!

Settimane intense e contemporaneamente pesanti, ma per fortuna conclusive! Mille cose credo stiano andando al loro posto, e non posso che esserne sollevato!
In effetti ora come ora non posso dire di sentirmi bene, ma sollevato si, anche perchè una cosa finalmente è arrivata a una conclusione, e anche se non è quella desiderata, poco importa perchè almeno adesso respiro!
La notizia rilevante è che Doctor Bryce è finalmente davvero dottore! Dopo 7 (SETTE) anni e passa di fatiche, ma soprattutto di musica, chat, skype, giochi di ruolo ecc, ha raggiunto la laurea in ingegneria edile…triennale.
E mentre il papiro sarà visibile tra qualche giorno nella solita sezione papiri di laurea, le foto sono già in galleria, pronte per essere guardate dall'intero pianeta e commentate. Appunto, commentate! Sarìa ora!!
Comunque, visto che su questo blog parlo quasi solo di cose personali, devo dire che oggi è un particolare giorno. IL giorno, quello della svolta! Quello in cui finalmente tutti i nodi sono arrivati al pettine, e devo dire, ha fatto meno male di quello che pensavo.
Probabilmente perchè avevo già razionalizzato tutto ed ero preparato a qualsiasi cosa, ma soprattutto perchè studiando in questi giorni ho capito una cosa che credo sia di importanza fondamentale.
Ho capito che spesso è necessario fare la cosa giusta. Indipendentemente da quello che si aspettano gli altri, da quello che vorrebbero e da quello che noi stessi vorremmo o saremmo spinti da dentro a fare.
Facciamo degli esempi.
Con i pazienti psicopatici bisogna essere forti, incorruttibili, onesti e non mostrarsi mai deboli nè vulnerabili. Altrimenti si rischia di fare la fine delle loro 'vittime', e di non aiutarli.
Con i pazienti schizoidi bisogna evitare di cadere nella tentazione del 'bozzolo emotivo', nel quale c'è completa comprensione ma totale chiusura alle relazioni col mondo esterno. Sennò va a finire che all'interno del rapporto a due è tutto a posto, ma in realtà non li si sta aiutando affatto!
Con i pazienti masochisti si tenderebbe a essere empatici, a sacrificarsi per loro, a lasciarsi usare fino alla fine, senza riuscire a far loro comprendere che possono essere accettati per quello che sono, e che la sofferenza non è necessaria, ma è evitabile!
Con le pazienti isteriche poi, bisogna non cedere alle lusinghe e alle loro avances. E se ti arriva un cesso viene anche normale, ma se è una strafiga (e spesso lo sono!) mica è facile!

Tutto questo esempio clinico, per arrivare a una conclusione. Quale?
Che in generale, nella vita, è necessario fare la cosa giusta, quella che razionalmente è necessario fare. Anche se non viene naturale, anche se mi devo fare violenza per metterla in atto. Io di mio ad esempio tenderei ad essere empatico, forse troppo comprensivo, troppo buono o accondiscendente…e invece no! Quando è necessario, devo essere pronto a fare la cosa che mi è più difficile, se razionalmente è la più corretta!
Credo che un conflitto tra emotività e razionalità qui sia in qualche modo inevitabile.
Ma se si vuole davvero bene a una persona, se si ha davvero a cuore il SUO interesse, sia necessario anche andare contro sè stessi e contro quello che si vorrebbe fare. Nel SUO interesse, anche se probabilmente adesso non le appare comprensibile, e svaluta e si sente delusa da te. Nella speranza di aver davvero fatto la cosa giusta, e che questo venga un giorno riconosciuto. E se non lo sarà, amen, ma almeno saprò che ho agito con le migliori intenzioni, mettendo da parte tutto, per il suo bene!
Si nota che rientro in pieno in una personalità masochistico-morale? 🙂
E invece no… masochistico sarebbe stato rimanere in questa situazione, in questo modo credo risolverò tutti i problemi, soprattutto non solo i miei. Questa piccola sofferenza momentanea la supereremo, ma ce ne eviterà di ben peggiori. Prezzo da pagare per essersi 'impegolati' in qualcosa di più grande di noi!
Chiusa definitivamente questa parentesi, si torna a quello che è la mia vita.
E cioè, al momento, allo studio!
Stamattina ho razionalizzato che dare dinamica avanzato tra appena 4 giorni non è realistico, per cui ho riscritto il calendario, rivoluzionandolo. Questo significa che a febbraio avrò meno tempo libero, certo, ma dovrei riuscire a dare i quattro esami che voglio dare e anche a ritagliarmi il tempo x vivere… e per un viaggetto a Budapest, a fine febbraio, ammesso che si riesca a organizzarsi!

The train is leaving

Piccola pausa di studio dopo Kernberg…
E pensavo come molte volte la siamo abituati a parlare con metafore, per farci capire meglio, o forse perchè parlare senza di esse sarebbe troppo difficile o imbarazzante.
Ad esempio, da qualche giorno (o da un paio di settimane esatte) penso a questa…

Sei in stazione.
Non sai come ci sei arrivato, nè perchè sei lì, ma sei lì.
Il tuo vestito, del tuo solito colore, ti ricorda chi sei.
Il binario è desolatamente vuoto, come vuoto è il marciapiede vicino. Non c'è nessuno che conosci in stazione, e quelle quattro persone presenti hanno delle facce ben poco raccomandabili!
Senti fischiare. Sul tuo binario arriva un treno. Sbuffando si ferma di fronte a te.
Le porte si aprono.
L'orologio segna le sette di sera.
Ti domandi: dove porterà questo treno… ma forse saperlo non è così importante.
Ti accendi una sigaretta.
Nel treno inizia a salire un pò di gente.
Il capotreno guarda fuori dalla cabina, scende, e aspetta l'arrivo di chi lo sostituirà per la prossima corsa.
Una voce ne annuncia la partenza imminente.
Cosa fare… mille motivi ti farebbero rimanere lì. D'altro canto, il tuo posto ti chiama.
Quel treno dovrebbe partire presto.
Ti ricordi di tutte le corse che hai condotto, di tutta la strada fatta finora, di tutte le stazioni che hai visitato. Tutta la tua vita, dato che questo per tutta la vita hai fatto.
Ma quel treno è diverso. Porterebbe in un posto nuovo.
Manca un minuto.
Ti chiamano. Non rispondi.
Arriverà un sostituto, se non lo guidi tu.
Ma intanto quel treno non si muove. Lo sai, solo tu sei in grado di condurlo.
Senti dei passi pesanti. Una persona. Una vestito come il tuo.
Senti un brivido che ti percorre tutta la schiena… e il peso delle scelte come un macigno sulle tue spalle.