L'autunno della fine di un'era

"Quando si abbraccia una teoria, si parte da quella e si cercano conferme… E se invece la nostra credenza fosse sbagliata, e avesse più senso mettersi in dubbio e cercare smentite?"

Parto da questa riflessione, come sottolineava giustamente Silvia molto "popperiana", che mi è venuta spontanea nella mattinata di ieri, dopo un confronto in casa. L'argomento è ininfluente, conta il processo di pensiero che ha messo in moto.
In ogni istante noi cerchiamo, al fine di trovare una nostra stabilità, di confermare le nostre credenze, le nostre convinzioni, senza nemmeno porci la domanda: e gli altri?
Questo non vuol dire "mi baso sul giudizio degli altri". Intendo: "gli altri hanno tante probabilità di aver ragione quanto me". Probabilmente ha ragione Kelly, quando dice che non è corretto pensare che la realtà non è in sé reale, ma è più giusto riconoscere che la realtà che conta per il soggetto è quella che effettivamente esiste per lui.

"Che vuol dire reale? Dammi una definizione di reale. Se ti riferisci a quello che percepiamo, a quello che possiamo odorare, toccare e vedere, quel reale sono semplici segnali elettrici interpretati dal cervello."
Matrix l'ho visto la prima volta che avevo vent'anni, ma non riuscivo in quel momento a comprendere la portata dei concetti filosofici che incarnava. Mi veniva più semplice soffermarmi sui paradossi tecnologici, o ancora starmene a ricercare le citazioni bibliche di cui è farcito.

E alla luce di queste frasi, non posso non rivedere alcuni fatti della mia vita recente.
Quando un amico mi invitava a guardare la Realtà, a cercarla, come se fosse qualcosa di dato e innegabile, una successione di fatti non contestabili e che possono avere una e una sola spiegazione, basata sulla totale innocenza di una persona in assoluto e sull'assoluta diabolica meschinità di un'altra. E non accettava minimamente, nonostante le sue parole fossero di apertura (ricordo bene, diceva che ognuno è libero di pensarla come vuole ma la realtà è una e una sola), che le cose potessero essere andate diversamente.
E la stessa persona accusarmi di ottusità perchè mi ostinavo a vederla, e vedo tutt'ora, in maniera opposta, senza accettare la sua verità.

La Verità, che bella parola… peccato sia assolutamente senza senso. A parte quello che noi vi attribuiamo.
Non esiste La Realtà, e tantomeno La Verità. Esistono tante realtà e tante verità quante noi possiamo immaginarne.
Non pensare che non abbia provato a vederla come te. Ci ho provato, più di una volta, ma i risultati mi hanno portato a cambiare diametralmente prospettiva. La necessità di star bene mi ha portato alla mia realtà, che non è superiore ad altre, che può essere contraria alla tua, ma che mi permette di vivere in pace con me stesso, serenamente, e che sta permettendo anche a tante altre persone di vivere, finalmente, appieno la propria vita.
Da questo punto di vista, si, ognuno può vederla come vuole. Ma che mi si venga a dire che la realtà è una e innegabile, no grazie. Anche perchè se tanti altri hanno, ora, il mio stesso punto di vista, forse questa realtà un minimo di riscontro funzionale con quello che ci circonda ce l'ha.

Riprendo Matrix. "Smith: Perché Signor Anderson? Perché? Perché? Perché lo fa? Perché si rialza? Perché continua a battersi? Pensa davvero di lottare per qualcosa a parte la sua sopravvivenza? Sa dirmi di che si tratta, ammesso che ne abbia conoscienza? È la libertà? È la verità? O magari la pace… Ma mi dica che non è l'amore! Illusioni Signor Anderson, capricci della percezione, temporanei costrutti del debole intelletto umano, che cerca disperatamente di giustificare un'esistenza priva del minimo significato e scopo! Ogni costrutto è artificiale quanto Matrix stessa! Anche se ormai devo dire che solo la mente umana poteva inventare una scialba illusione come l'amore! Ormai dovrebbe aver capito Signor Anderson, a quest'ora le sarà chiaro, lei non vincerà, combattere è inutile. Perché Signor Anderson? Perché? Perché persiste?
Neo: Perché così ho scelto."

Libero arbitrio, libera scelta, come lui come tutti, di costruirsi il proprio mondo, la propria realtà, per sopravvivere, e vivere in modo funzionale, al massimo delle proprie capacità.
Il battersi per un proprio ideale, per quello che vedi fa star bene gli amici e permette loro di andare avanti… Il credere ancora, ostinatamente, ad alcuni valori che per me sono fondamentali anche se per altri sono ridotti a semplici artefatti per fare del sesso.
E nonostante qualcuno mi dicesse che non aveva senso lottare, che era una battaglia persa in partenza… Ho scelto di insistere perchè sapevo che anche il mio reale aveva tutto il diritto di esistere. E che sarebbe stato funzionale non solo per me, ma anche per tante altre persone a cui tengo. E mi pare che a questa realtà un posto lo abbiamo conquistato.

Riprendo Matrix. "So che avete paura di noi, paura di cambiare. Io non conosco il futuro, non sono venuto qui a dirvi come andrà a finire, sono venuto a dirvi come comincerà. Adesso appenderò il telefono e farò vedere a tutta questa gente, quello che non volete che vedano. Mostrerò loro […] un mondo senza regole e controlli, senza frontiere e confini. Un mondo in cui tutto è possibile. Quello che accadrà dopo, dipenderà da voi e da loro."

E io ora me ne sto qua a guardare se questo immenso stupido e narcisistico show avrà un ennesimo sequel.

Qualunque qualcuno

Nel dopoguerra non c'era chi urlava nei comizi più di cherokee. Non c'erano tv colme di Nembo Kid, né radio attive come nubi a Chernobyl.
C'era l'uomo qualunque, sostenuto dal Fronte dell'Uomo Qualunque. Nella schiena dei partiti affondò le unghie: "Io non sono di destra nè di sinistra, sono un uomo qualunque!
E lo stato è demagogo, nel sistema bipolare non mi ci ritrovo.." Oh, ferma tutto! Devo aver avuto un herpes, dato che questo sfogo non mi è nuovo.
Vivo decenni dopo nello stesso clima, che su questo fuoco getta più benzina; ma non c'è più l'uomo qualunque, tutti sono qualcuno, tutti sono in vetrina.

Io diventerò qualcuno! Non studierò, non leggerò, a tutti voi dirò di no: ecco perché diventerò qualcuno! Se vuoi parlare un po' con me ti devo addare al mio MySpace.

Il qualcunista milita in una banda che prende piede se la prendi sotto gamba. Gode come te quando ti stendi sotto Ramba, ma è talmente finto che sembra un ologramma. Partecipa al raduno di quelli che gridano "Italia uno!" poco prima di un programma. Scrive recensioni di cd nel web e non distingue Zenyatta Mondatta da Ummagumma.
È una farsa, ha una cultura scarsa, ma non gli basta il ruolo della comparsa. Prima parla per bocca di Giorgio Bocca, poi la pensa come Giampaolo Pansa. Lascia nei forum commenti di boria, ma sì!, sono piccoli momenti di gloria. Porta avanti una staffetta scorretta: non passa il testimone ma passa a testimonial.

«Il Fronte dell'Uomo Qualcuno è il primo partito di questo paese. Grazie e arrivederci.»

Bene, adesso mister e miss faranno del parlamento la Diaz del blitz. Non distinguono il Foglio dal Manifesto, del resto io non distinguo Libero da Gin Fizz.
La democrazia fa la fine del vip che ritrova H.P. sull'uscio dell'hotel Ritz. E siamo tutti nelle mani di chi? Di questi che per diventare qualcuno cambiano nick?
Si, il Fronte dell'Uomo Qualcuno ha voti al cubo, mamma che dolore al culo, lo appuro, se questo è uno scherzo manca di sense of humor.
Uh, che manrovescio! Stiamo seppellendo nell'Endemol generation. Devo aspettare di perdere il mio diritto di voto per guadagnare il diritto alla nomination?

Costruire il domani

Quando un periodo, anche di pochi mesi, sembra durare così tanto e contemporaneamente così poco, e nel complesso ti sembra essere "il" periodo, il tutto, al cui confronto il resto degli anni passati sembra nulla… sembra che quel periodo non debba e non possa mai finire.
Ma è inevitabile, ogni momento fuori dall'ordinarietà è destinato per definizione a terminare. Ma ti lascia sempre qualcosa dentro, specie se esperienze, frasi che senti, ti ripetono che l'hai vissuto al massimo, e che qualcosa dentro ti ha lasciato.

Il ritorno all'ordinarietà è strano, e nel contempo desiderato. Riabbracciare chi non vedevo da mesi, tornare a una vita più normale senza la frenesia di quest'estate, chiudere la parentesi. Riuscire a comprendere il significato di questa parentesi nel romanzo che si vive.

"I processi psicologici sono canalizzati dall'anticipazione degli eventi", frase che riassume tutto il pensiero di una scuola di pensiero che probabilmente mi guiderà nel prossimo periodo. Siamo in continuo movimento, ma non è il movimento casuale, randomico ed entropico che ci caratterizzerebbe se fossimo esseri banali. Ma ci costruiamo continuamente, prendendo esempio da quello che abbiamo già vissuto, anticipando e ipotizzando il risultato di ogni parola e azione. In modo adattivo, ovviamente.
Allora forse il mio modo di essere non è così sballato… sarà per quello che mi ci trovo e che ci vivo così bene.

"Se non sai cosa succede nella mente di una persona, chiediglielo: magari te lo dice". Cavolo, lo sostengo da una vita! E' la mossa più semplice e probabilmente più azzeccata per risolvere il 98% dei problemi che ci circondano: parlare, condividere.
Non ha senso perdersi in elucubrazioni mentali senza senso quando non hai a disposizione spesso i dati per trarre una conclusione che abbia un minimo di fondamento. Niente seghe mentali, please.
Certo però che quando provi a parlare e ti ritrovi di fronte un muro, le cose un pò cambiano… Mi domando se a questo Kelly ci aveva pensato. Per quel che mi riguarda, anche il silenzio, i giri di parole, l'evitare i discorsi, il mentire, un significato ce l'hanno. Basta non esagerare nell'interpretazione, nel non metterci del proprio. Qui forse l'anticipare gli eventi e ipotizzare rischia di essere troppo fantasioso, talvolta controproducente.
Ma quando non riesci a capire una persona, e il rimanere nel limbo della non comprensione è troppo difficile e doloroso, come non cercare di risolvere quella situazione di stallo in tutti i modi che hai a disposizione, rischiando anche di sbagliare?

Alla luce di queste due frasi, posso rileggere molti degli eventi che ho vissuto ultimamente.
La prima in particolare mi fa riflettere sul masochismo, sul cercarsela, sul non accettare che alcune situazioni non possano cambiare senza una presa di posizione personale.
Intendo, se una persona non cambia, non cambierà mai perchè non è intenzionata a farlo o non può perchè è malata dentro, perchè insistere a trovare significati in comportamenti che non hanno a che fare con altri, perchè insistere nel cercare un qualsiasi tipo di rapporto se si rivela una continua sofferenza? E' un'anticipazione non adattiva, che non porta da nessuna parte, se non a star male. E dal canto mio mi inizio a stancare di ripeterlo.
Me lo faceva notare anche un'amica qualche giorno fa, come comportamenti così fossero presenti. Sono bastate alcune frasi ascoltate per farmi capire quanto aveva ragione.
Una visione più oggettiva delle situazioni in molti casi può aiutare. E questa oggettività forse si può avere solo col dialogo, con il confronto, con la condivisione.
Che contano sempre di più. Specie se hai la fortuna di aver qualcuno con cui riesci a parlare a cuore aperto, a condividere.

E ora, si che si può ricominciare. Domani è arrivato.