La contagiosità dei litigiosi

Non ho moltissimo tempo a disposizione in questo periodo. E’ decisamente denso. Quindi ne approfitto per postare un articolo che ho letto più di un anno fa, ma che trovo decisamente attuale. Sia nel contesto nel quale è stato scritto, sia in altri.
Provate infatti a sostituire “associazione di Radioamatori” con il termine “gruppo di amici”, e “soci” con “persone”. Ne verrà fuori un quadro disarmante… ma anche di speranza.

Ho letto recentemente sul Corriere della Sera un interessante articolo di Francesco Alberoni. Trattava del problema che spesso si incontra nei posti di lavoro. Basta che, in un ufficio dove lavorano venti persone serene ed accomodanti, arrivino due malvagi, per far diventare tutti litigiosi.
L’articolo continuava affermando che la contagiosità del male è incredibile. Basta che in un gruppo entri un agitatore che, per indebolire l’autorità e crearsi un seguito, sostenga tutte le proteste, e attacchi, in modo demagogico, tutte le decisioni.
C’è sempre qualcuno che abbocca e scoppiano i problemi.
Anche il pettegolezzo e la maldicenza, di solito, sono prodotti da poche persone, talvolta da una sola. Simile discorso può essere fatto per certi tipi di atteggiamenti intransigenti o rigidi. La presenza di una o due persone intransigenti o rigide, può condizionare tutto un gruppo che diventa allora, in misura maggiore o minore, intransigente o rigido.
Niente di più valido anhe nel nostro mondo di Radioamatori, nel quale c’è anche il vantaggio (o lo svantaggio) che lo scopo della nostra attività è diventato, purtroppo, quello di parlare e dove le notizie si spargono a velocità incredibile, proprio per la peculiarità del nostro hobby.
Il pettegolezzo e la maldicenza possono diventare un modo normale di passare il tempo, come nel caso delle vecchie comari che trovano ogni occasione per parlare male della vicina, della nuora, del negoziante o del parroco. Si trovano al mercato, in chiesa, in piazza, e cominciano a scambiarsi le ultime notizie su quanto accaduto a loro attorno.
D’altra parte non hanno altro interesse in una vita vegetativa che offre loro molto poco, oltre alla maldicenza e al pettegolezzo.
Similmente un certo tipo di Radioamatore, che non trova nel suo hobby un motivo di competizione o di miglioramento culturale o tecnio, si troverà a passare il suo tempo facendo la comare. Se a questa mancanza di interesse per gli aspetti tecnici e culturali si aggiungerà una certa dose di malvagità, ecco che, allora, potrà innescarsi il meccanismo perverso a cui si riferiva il giornale.
Viviamo inoltre in una società in cui tutti gli aspetti culturali, politici, sportivi ed economici della vita quotidiana, vengono passati al setaccio della più spinta dietrologia. In questo siamo stati spinti e giustificati dagli esempi di disonestà e corruzione che, a tutti i livelli, hanno colpito la gestione del nostro Paese.
Niente da meravigliarsi perciò se il malvagio o l’agitatore hanno un seguito. Riescono spesso a mascherarsi da paladini della libertà e ad ottenere un certo seguito di persone che, in buona fede, li sostengono.
E’ questo un invito a tutti noi a valutare i fatti con la propria testa. E’ un invito a tutti noi, a partire dai vertici, fino ad arrivare ai Soci più distanti, e non solo fisicamente, dall’Associazione, a non dare retta a chi ne sa sempre più degli altri e che interpreta tutto partendo dal presupposto della mala fede e facendo diventare montagne anche i più piccoli e innocui sassolini. E’ un invito a considerare tutti in buona fede, fino a prova contraria, e a non prendere per buone le maldicenze e le accuse non provate.
E’ anche un gesto di civiltà.

Mario Ambrosi, I2MQP

Relazioni

Il tempo passa ma… NO! Non sono ancora morto e nemmeno stanco! Più che altro, il tirocinio e gli altri impegni assorbono gran parte della giornata e quindi ho poco tempo da dedicare alle riflessioni. Inoltre negli scorsi mesi ho rinnovato l’intero sito, sistemato le varie sezioni, e importato tutto su wordpress. E devo ringraziare il mitico Morris per avermi aiutato, altrimenti sarei ancora bloccato a metà strada!
Ma non è tutto qui. Diciamo che certe cose, per essere metabolizzate, necessitano di tempo e di esperienze. Ora credo di averle comprese e, cosa più importante, accettate. E le esperienze in comunità sono state determinanti per questo passaggio. Me l’hanno detto tre persone diverse, negli ultimi due giorni, che da quando sto facendo il tirocinio mi hanno visto molto cambiato. Ma andiamo oltre…

Quali sono le cose che ho dovuto metabolizzare? Eh, chi mi conosce direttamente lo sa bene che è iniziato tutto qualche mese fa, a ridosso della laurea.
Trovarsi una rete di relazioni scardinata per motivazioni che allora non riuscivo a comprendere, e trovarsi a dover dominare e controllare pensieri intrusivi che giorno e notte saturavano ogni angolo della mia mente. Beh, alla persona che mi ha causato tutto questo oggi voglio dire, oltre al “vergognati” che le ho detto allora, un più simpatico “grazie”.
Non per masochismo. Ma piuttosto perchè il suo atteggiamento aggressivo mi ha permesso di comprendere meglio alcune dinamiche che ora, ad occhi aperti, riesco a mettere a fuoco sia in altri contesti che in comunità.

In un rapporto tra due persone, di qualsiasi tipo esso sia, è necessaria la fiducia. Ma questa difficilmente è concessa gratuitamente. In modo più o meno marcato, questa va conquistata, spesso lentamente, specie se almeno una delle due persone ha preso tante di quelle cantonate dalla vita che si aspetta di prenderne sempre altre. In parole povere, è perennemente diffidente, per non dire malfidente. E, in certi casi, come darle torto…
Una sorta di coazione a ripetere è presente in molte di loro. Non solo si aspettano di default di prendersela in quel posto da chiunque incontrino, ma tendono inoltre a circondarsi di persone negative come quelle incrociate precedentemente, nel tentativo di modificare in positivo un finale che però, così facendo, è già scritto. Tentativo vano quanto dannoso.

In condizioni tali costruire una relazione, di qualsiasi tipo sia, è difficilissimo. Il creare un’alleanza con un paziente è un lavoro controcorrente, lento, snervante, i risultati spesso son talmente piccoli che nemmeno riesci a notarli se non ti concentri, e la voglia di mollare ti assale a ogni occasione.
Lo stesso vale per un’amicizia con una persona che ne ha passate di cotte e di crude. Teme talmente tanto di ricevere l’ennesima fregatura che il lavoro per costruire qualcosa assieme è talmente lento e delicato che arrivi a domandarti se davvero ne valga la pena, o se sia meglio rifugiarsi al bar a urlare dietro a quattro calcatori nascosti al sicuro dietro a un cinescopio.
Se a questo scenario si aggiunge la coazione a ripetere citata prima, per la quale comunque questa tende a circondarsi di persone che la sfruttano per fini personali e che svalutano ripetutamente ogni altra relazione pur di mantenerne l’esclusiva, il quadro è più che completo.

Mi chiedo se riguardo queste persone, sia che siano falsi amici che psicologi un pò negati o professionisti con qualche questione personale irrisolta, non sia necessario fare qualche altra considerazione…
Mah… se abbassarsi al loro livello non mi sembra saggio, d’altro canto è innegabile che riescano a distruggere mesi se non anni di lavoro in pochi secondi, vanificando ogni risultato raggiunto, solo per soddisfare il loro narcisismo patologico.
Il bisogno di avere l’esclusiva, di essere al centro dell’attenzione, di possedere in modo morboso, si rivela ancora una volta quanto di più dannoso possa esserci.

E quindi?
Dove voglio arrivare alla fine di questa lunga riflessione?
Non lo so nemmeno io. Nel senso che già comprendere, ma soprattutto accettare che vi possa essere qualcuno che in pochi secondi distrugge tutto ciò per cui avevi lavorato, è stato difficile. Ed è questo quindi già un grande risultato.
La parte più difficile è ancora in corso.
E’ un lavoro che occuperà una vita, insistere a ricostruire perchè sai che ne vale la pena, nonostante frequenti terremoti, alluvioni ed eruzioni continuino a demolire. Sembra di combattere contro i mulini a vento. Ma d’altro canto l’Italia è un territorio che è soggetto a ogni tipo di rischio, ma non per questo è stato abbandonato dagli italiani…
Sto imparando a godere di ogni minimo risultato. Ti aspetti un milione, e arrivi a uno… ma è già qualcosa. Riuscire a vedere il bicchiere un quarto pieno, anzichè tre quarti vuoto. Arrabbiandosi, certo, quando te lo rovesciano… ma non mollare mai.

Quindi, come la psichiatra che ha colluso col paziente, inficiando su una precaria alleanza terapeutica rischiando di vanificare il lavoro di un anno non ha portato lo psicologo ad arrendersi di fronte alle difficoltà, neanche io, come persona, non mi faccio scoraggiare dalla valanga di cattiverie che periodicamente mi vengono rivolte contro da chi ha bisogno di avere l’esclusiva in tutto e per tutto. Ora… comprendo sia la psichiatra sia queste altre persone, nelle loro esigenze a un passo dalla patologia.
Non vi demonizzo. Mi farete arrabbiare, questo è certo. Ma di certo non mi farete arrendere, anzi.