Il confine
Nel 1999 è uscito Post Orgasmic Chill, ero in quarta superiore, è stato l'anno della devastante gita a roma, ho preso la patente, avevo diciott'anni, è uscito Matrix, la musica dance ha raggiunto il suo apice, c'era Napster, c'era un cielo di stelle sopra di noi e la luna sorrideva sorniona.
La batosta arrivò poco dopo, ma non importa… l'anno aveva lasciato il segno, finì con una festa paurosa della quale perdemmo completamente il controllo e che rimase negli annali.
Dieci anni dopo, un altro anno di svolta. Se penso a com'era cominciato… una sfiga dietro l'altra, pensieri ossessivi che mi disturbavano la mente, l'intestardirsi a far funzionare qualcosa che non poteva funzionare, mia nonna che si rompe una gamba, le guerre da combattere e le cose da sopportare, un terremoto, una tragedia, un pugno allo stomaco, il rivivere le sensazioni provate otto anni fa con una ragazza tra l'altro incredibilmente somigliante a Paola, il rialzarsi a velocità lepre e…
Considerare che in fin dei conti per me è stato il miglior anno finora, nonostante tutto.
Di svolta, ora tutto ha un senso, ora si può intravedere un finale lontanto.
E la spiegazione a tutto è arrivata proprio dalle cose peggiori che sono successe, sia nel mio piccolo che nelle tragedie più grandi. E' brutto dirlo, brutto anche solo pensare di poter trovare un senso al tutto anche grazie ai drammi più brutti.
Ma d'altro canto, non son mica tanto normale io.
Normale.
Qualcuno è in grado di dirmi cosa è normale? Darmene una definizione? Qualcuno è così sicuro di esserlo da poter scagliare la prima pietra sui matti?
Normalità intesa come norma sociale, cioè media dei comportamenti socialmente accettati… allora un suicida per noi potrebbe essere malato di depressione, o potrebbe aver avuto un colpo di matto. In Giappone fare Harakiri non è così inspiegabile, e fino a una cinquantina d'anni fa era il modo più onorevole di andarsene quando ci si era macchiati di un disonore, anche semplicemente non aver raggiunto un obiettivo.
Normalità intesa come mancanza di malattia… malattia mentale?
Qualcuno riesce a rispondere alla domanda "dove sta la mente" e cosa succede ad essa quando è "malata"? E' un organo? Tutto si riduce a impulsi cerebrali e noi siamo succubi del funzionamento elettrochimico di quella massa biancastra e molliccia che ci ritroviamo, chi più chi meno, nel cranio? Le autopsie e gli studi sul cervello dei matti non hanno mai rilevato nulla di visibile… e ammesso soffermarsi sui neurotrasmettitori… un calo di serotonina è la causa della depressione, o ne è la conseguenza?
Qualcuno sa tracciarmi un confine tra normalità e malattia mentale?
Adolf Hitler era un pazzo o un genio? Berlusconi è un megalomane o un grande imprenditore? Una che si sente giù di morale perchè il moroso l'ha scaricata è malata di depressione o è una condizione normale? Un dissidente è da considerarsi matto perchè la pensa diversamente o semplicemente vede le cose in modo diverso? Le visioni di santi e madonne che ha mia nonna sono allucinazioni o segno della potenza divina? Gesù che credeva di essere il figlio di Dio, lo era sul serio o era un pazzo megalomane?
Uno che molla tutto, dai soldi alla vita che ha fatto per più di vent'anni, e decide di vivere nella povertà e nell'aiuto del prossimo, è un pazzo, un coglione… o semplicemente San Francesco?
C'è una prospettiva vera, reale, innegabile, un punto fisso di partenza… o dobbiamo arrenderci all'evidenza che tutto cambia a seconda di come lo guardiamo?
"Lega gli alberi perchè non camminino, potrebbero andare sotto il tram".
E' un semplice delirio nonsense di un matto, o è una affermazione geniale?
Sarò matto, sarò un illuso, ma non riesco a non considerare quest'anno un anno fantastico, di svolta, nonostante tutto. Se non altro ora posso immaginare che il puzzle prima o poi riuscirò a completarlo, che ne risulterà un quadro, forse a prima vista illogico, ma in cui tutte le tessere trovano la loro collocazione naturale.
Questo per dire… non voglio fissarmi sulle cose brutte. Ma, senza ignorare queste, considerare quelle belle. Che anche nelle cose peggiori si può trovare un senso, che il mondo non finisce con una delusione, e che, sebbene venga automatico chiudere gli occhi quando te la pigli in quel posto, non è che i colori del mondo spariscono. Viene meno solo la voglia di guardarli.
E a quel punto sta solo a noi riaprirli, e tornare a vedere il sole.
Perchè il sole, gli alberi, i fiori, non se ne sono mai andati. E anzi, nei momenti in cui chiudi gli occhi ti esortano a riaprirli… che non vale la pena passare la vita a struggersi.
E pensare che sono stato "malato di depressione", e che a detta di qualcuno non mi sarei mai rialzato, perchè dalla depressione non si guarisce se non con la morte. Credo che sia vero, non si può guarire, dato che non è una malattia.
Purtroppo, quando ho riaperto gli occhi, mi sono reso conto di essere matto. E felice di esserlo, di riuscire a guardare il sole, il mondo.
Oggi, anche se fuori diluvia, c'è il sole. Anzi, molti soli. E nelle notti, ci saranno le stelle. E sorgerà anche la luna a illuminare il cammino. E grazie alla loro compagnia, i momenti bui saranno sempre episodi.