Amicizia

L'amicizia è gratuita. Non è in vendita.
Non si può comprare con frasi fatte, con quattro parole messe in ordine. Non si può comprare con regali, nè con gesti non autentici.
L'amico non è sempre comodo. Anzi spesso è scomodo.
Non ti dice semplicemente quello che vuoi sentire, ma quello che spera ti serva, anche quando non lo vuoi sentire.
Troppo facile accattivarsi le simpatie altrui riempiendogli la testa di stronzate, o dicendogli esattamente quello che vuole sentire, concordando ogni volta con l'opinione dell'altro, anche se si è in totale disaccordo, pur di accontentarlo.
Non è amicizia questa. E' compravendita.

Continua a girarmi per la testa quella frase. Parafrasando, bugiardo è chi non parla, non solo chi mente.

Mi hai chiesto perchè nessun altro ti dice nulla. Bene, questa è la mia risposta.
Credo che un amico sia disposto a rischiare l'amicizia stessa, fino a perderla, pur di schierarsi dalla parte della persona a cui vuole bene. A dirgli quello che non vuole sentirsi dire, ad andargli contro, a dargli due pedate sul sedere, se crede serva. Anche se poi si sta male, se ti senti rifiutato, se ti senti disperatamente solo.
E' il prezzo da pagare per essere autentici con le persone a cui vuoi bene. Conto salato, senza dubbio. Ma pago, senza fiatare, anche se in banca ormai non mi resta granchè.

Resto schifato in altri casi. A sentir impartire lezioni di vita sulla superiorità del proprio sé rispetto allo spazio da concedere all'altro.
E ancor più basito a vedere come tali idee siano accettate senza batter ciglio.
Come la manna dal cielo.
Certo, mettere l'altro davanti a sè è andar contro al proprio narcisismo. Ognuno ne ha un pò.
Ma mettere sè stessi davanti a tutti è arrendersi all'egoismo umano. E' tornare a essere delle bestie.
La soluzione sta nel mettere il NOI davanti al sé e all'altro. Siamo sullo stesso piano. Non può primeggiare nessuno in questioni del genere, non è un "gioco a somma zero".
Quando ci si annulla nell'altro, si smette di esistere. E quando ci si impone sugli altri, si annullano le persone che possono riconoscere che si esiste. Mi correggo, che si E', è più di un semplice esistere.
Se ci si mette davanti all'altro, inizia una guerra, senza vincitori nè vinti. Perdono tutti.
L'unica guerra in cui si può vincere, è quella che si sceglie di non combattere. E si vince tutti.

E quando ci si sente soli, è così tremendamente normale trovare nella fuga l'unica soluzione alle situazioni critiche.
Fuggire il mondo, e fuggire anche sé stessi. Qualcuno in un viaggio senza destinazione, qualcun altro in relazioni con perfetti sconosciuti o quasi, qualcuno ancora nella morte.
Ma è sempre un gettare la spugna, arrendersi di fronte alle avversità. E' uccidere la propria parte Umana, e lasciar spazio alla semplice fotosintesi clorofilliana.
Strategie fallimentari. Non risolvono i problemi, li evitano.
Dovresti essertene accorto ormai. Sei tutto, tranne che stupido.
Ma questi problemi restano, e prima o poi li devi affrontare. Tutti assieme.

Mi si stringe il cuore, ma contemporaneamente mi girano le palle, a veder evitare i problemi con tali strategie. Persone che sorridono e fanno finta di niente, quando mezz'ora prima erano completamente disperate. Che si girano, per non vedere ciò che comunque devono affrontare. Ciò che non possono ignorare in eterno. Che alla prima occasione schivano la propria sofferenza puntando diritti alla prima preda che vedono passare davanti a un locale, rendendosi conto dell'immane stronzata, ma non avendo altra strategia per colmare il proprio vuoto interiore.

Il vuoto interiore non si colma con un bacio. Nemmeno con una scopata.
E' un deserto: va dissodato, seminato e coltivato. Con pazienza e amore.

L'amico non può sostituirsi a te nei momenti di difficoltà. Troppo comodo. Esattamente come fuggire.
Ma un amico, queste cose, le dice, non rimane zitto, per interesse personale o per menefreghismo.
Non pensa al proprio tornaconto in quei momenti. Si gioca tutto, anche l'amicizia stessa.
Tantomeno risponde a casaccio. Ci pensa, prima di parlare. Non ci dorme spesso la notte.
Forse il bugiardo più grande è proprio chi "fa" l'amico, invece di esserlo con naturalezza. Chi sta zitto, chi fa finta di non vedere. Oppure chi ci vede benissimo, e nel dettaglio scorge che nel proprio silenzio inautentico si cela un guadagno personale.

Possibile che il mondo sia così miope? Che le relazioni autentiche siano così rare?
E soprattutto fa un male boia, sentire che non sono valorizzate. Fa soffrire spendersi per l'altro e vedere che vieni bistrattato.
Ma il constatare tale terribile fatto non cambierà nè ciò che provo, nè ciò che faccio.
Certi valori sono troppo radicati. Sia hanno una logica, sia li senti come "buoni" a pelle.
Vorrei solo evitare di fare la fine di un certo Tizio, che per amore del prossimo ha perso praticamente tutto ciò che aveva.

Dolore

Giusto qualche settimana fa mi guardavo attorno e vedevo amici e conoscenti che si disperavano nel porsi di continuo la domanda "che cosa ci faccio qui?".
Non c'è una risposta univoca, ognuno deve porsi questa domanda e trovare la sua risposta.
Io me la sono posta decine e decine di volte, e la mia risposta credo di averla trovata.
Ma ci sono momenti in cui anche l'unica certezza sulla quale ti aggrappi vacilla, e il tuo mondo è scosso terribilmente come di fronte a un terremoto.

L'altruismo.
Il confine tra interesse genuino e ingerenza.
Essere eroi ogni giorno dando tutto quello che si può per gli altri.
Sono queste le questioni su cui mi ritrovo a riflettere ogni istante. Quelle che mi tormentano l'animo, che non mi fanno urlare a squarciagola le canzoni ai concerti facendomi piuttosto pensare, quelle che non mi fanno dormire la notte.
Il vedere persone negare i propri problemi dopo averli ammessi qualche ora prima, la passione per andarsi a infangare sempre nelle stesse medesime situazioni.
L'impotenza, sperimentata come uno degli stati umani più genuini.

"La bugia più grande è guardare… e stare in silenzio."
Tutti talvolta mentiamo. Ma non ho alcuna intenzione di rendermi complice della bugia più grande.
L'indifferenza e il "farsi i cazzi propri" ha già ucciso in passato, e ucciderà ancora. Ho visto troppe persone cadere sotto i colpi del silenzio altrui. Quando invece una parola poteva fare la differenza, poteva destare dal torpore, fare riflettere.
Ma forse riflettere, pensare, decidere, scegliere… sono azioni. Meglio andare alla deriva, lasciarsi cullare dal vento, vivere alla giornata senza alcun progetto per il futuro, senza alcun riguardo per il rispetto degli spazi altrui, senza alcun obiettivo per sè stessi.

Certe parole hanno il potere di uccidere.
Di farti riflettere su tutto ciò per cui hai vissuto finora.
Di mandare in crisi ogni tua speranza per il tuo e l'altrui futuro.
Ti portano a pensare che tutto quello per cui hai lavorato non sia servito a nulla.

E io non ci riesco, a guardare e restare in silenzio.
Fa troppo male vedere vite a cui tieni trasformarsi in esistenze.
E piango.

Il Noi e l'Io

Ci possono essere varie situazioni che uniscono le persone. Spesso sono quelle di difficoltà, momenti di emergenza che portano naturalmente a stringersi l'uno con l'altro, così che nessuno rimanga da solo. Ma anche situazioni più comuni, chiaccherate, o un breve giro in compagnia in cui si condivide la fatica del cammino e la soddisfazione dell'arrivo alla meta.

Questi tre giorni in montagna ci volevano.
La montagna è fatica, ma anche comunione. Da soli arrivare in cima è difficile, ci possono essere momenti in cui le gambe cedono e lo zaino pesa fin troppo. Ma se il cammino è condiviso, il tragitto non è più così pesante, e le difficoltà diventano meno opprimenti.
Momenti come questi sono quelli che uniscono, che riuniscono, che ti fanno capire che siamo qui per un motivo: sorreggerci l'un l'altro nei momenti di difficoltà. L'uomo e l'esistenza umana non hanno senso nel puro e semplice Io, ma solo in un più articolato Noi.

Ma questa breve parentesi di condivisione collide con la realtà di tutti i giorni, che è affiorata col suo carico di egocentrismo pure durante il cammino.
Mi ha sconvolto udire alcuni richiami al pensare di più a sè stessi, a mettersi al centro del proprio universo. Ma la rivoluzione copernicana non ha insegnato nulla?
E' spontaneo mettersi al centro dell'universo, per ogni essere vivente. Quello che ci rende umani è delocalizzarsi, mettersi in periferia di un sistema che non ha centro, che è un sistema di continuo equilibrio tra tutti gli individui.

L'Io non può prendere il posto del Noi. Ne è una parte, ma se lo sostituisce, il mondo cessa di esistere. E l'ultimo uomo sulla terra si condanna alla solitudine e alla morte.

Certo, senza dimenticarsi di sè stessi. Il Vangelo lo ricorda: "Ama il prossimo tuo come te stesso". Non di più, non di meno, ma COME te stesso. Sullo stesso piano. Siete uguali.

E poi, l'esegesi del Sè. Il voler essere a tutti i costi al centro dell'attenzione, il pretendere di sapere le cose anche quando non si sa nulla dell'argomento, solo per sentirsi più grandi degli altri. Se poi non ci si riesce, meglio denigrare e prendere in giro l'altro, così da elevarsi sopra di lui…
Mettersi in posa per sembrare i più fighi, protagonisti e artefici di ogni avventura.
Anche quando non lo si è per nulla.

Dispiace vedere che in quattro anni alcune persone non siano cambiate neanche di una virgola, sostengano ancora che la verità e la realtà esistano in modo assoluto e di esserne oltretutto in possesso. Mentre l'altro è un mentecatto e un idiota da denigrare solo perchè la pensa diversamente.
Ciò oltretutto può spiegare perchè tra tali persone ci sia feeling con il "Narciso supremo"… non sono molto diversi, dopotutto. Oppure alcune tecniche si fanno esportare molto bene…

Tecniche che ormai conosciamo bene, o dovremmo conoscere. Di apologia di sè stessi.
Come frasi fatte che riecheggiano spesso, che fanno effetto, colpiscono al cuore, e ti condannano senza speranza a un'ennesima fregatura.

Ma non puoi costringere le persone a salvarsi. Non puoi far capire loro come per magia che si stanno nuovamente infilando nel tunnel…

Pensare che fino a tre-quattro anni fa il narciso supremo non esisteva. Era un recipiente vuoto, una persona che non aveva mai fatto esperienze di vita che per noi sono comuni, ma era dotato di una forza traente pari a quella di un buco nero.
Ha assorbito tutti i peggiori difetti e le migliori furbate di tutti noi, per farne suo uso e consumo personale.
Temo di sapere da chi abbia preso la capacità di abbindolare gli altri… O almeno, di averlo scoperto da qualche settimana. Peccato che tale scoperta non possa servire a nulla, se il destinatario dei tuoi richiami è perso ad ascoltare il richiamo delle sirene.

Vegliare, come un angelo custode.
Ma non so per quanto tempo ancora riuscirò a stare a guardare impotente questo massacro.