Che rumore fa la felicità…

Sembra impossibile, ma oggi, dopo mesi se non anni, ho pensato seriamente "mi sento bene qui, mi sento finalmente a casa mia". Non riesco ancora a crederci… non provavo questa sensazione da due anni ormai.
Ma come ci siamo arrivati… quante strade ho dovuto percorrere, quanti scontri ho dovuto affrontare, quante avventure e quanta fatica, per riuscire a considerare di nuovo questo paese "casa mia…"?

Poco più di una settimana fa, il ritorno dal viaggio in Bosnia. Che dire… un'esperienza unica, che ti apre orizzonti nuovi, che ti mette a contatto con culture e persone diverse ma anche così simili a come vorresti fossero tutte quelle che ti circondano.
Sembra banale, dire che lì è tutto diverso. Invece, a tratti mi sono sentito più vicino al modo di essere di molti bosniaci che a quello che hanno molte persone che ho attorno.

Forse perchè qui per me era invivibile. Era.
Si erano create… qualcuno aveva creato… delle situazioni che non potevo più reggere senza star male ogni minuto.
Credevo di essere il solo a soffrirne, o al peggio, di essere in due, tre persone.
Ma la misura iniziava a essere colma, troppo colma, anche per qualche altro.
E così, quello che temevo fosse "il solito rientro", dal quale tornavo e mi ritrovavo inzaccherato di infamie e con una situazione da vivere peggiore di quella precedente, anche per il contrasto con le realtà vissute, è stato invece l'esatto opposto. Una rivoluzione.

Mi scuso con te, per aver creduto che avessi sempre avuto le fette di salame sugli occhi, e che invece ci stavi arrivando a capire come andavano le cose, e che solo non riuscivi ad accettarlo, da quanto male faceva. Mi ha fatto male vederti così deluso, così brutalmente risvegliato dal sogno… non posso dirti molto, oltre a quelle chiaccherate già fatte, se non di lasciare tempo al tempo, che queste ferite passano, basta aver pazienza… e che fortunatamente di amici sinceri ne hai tanti altri.

Per quel che mi riguarda… sento di aver ritrovato un amico. Mi sento finalmente ascoltato, non messo all'angolo come un distruttore quando invece volevo esserne l'esatto opposto. Sento che finalmente è possibile per me sentirmi in paradiso, sentirmi a casa in questo paese, senza dover fuggire per il puzzo insopportabile.
Per quel che mi riguarda… vorrei aver il potere di aprire gli occhi a chi non c'è ancora riuscito, soprattutto a quelle persone a cui tengo, prima che succeda l'irreparabile e che alcuni rapporti si sfaldino completamente. Ma devo accontentarmi, la mia parte l'ho già fatta, ora casomai spetta a qualche altro continuare. C'è un confine, tra l'interesse e l'ingerenza, e non intendo oltrepassarlo. Almeno non io.

In ogni caso, la curiosità di capire cosa si celi dietro una personalità che ha creato situazioni del genere non è poca. E così, dopo l'epilogo dell'altra sera, sul quale glisso per non darvi importanza e non proseguire un gioco già noto, mi attacco al libro della McWilliams e ritrovo un quadro che combacia perfettamente. E del quale vi sono talmente tanti casi al mondo da renderlo un tragico classico. Di cui Lex Luthor pare la nemesi.
Il mito di Narciso è famoso, le conseguenze su sè stesso e sulle altre persone sono purtroppo letteratura di migliaia di anni fa.
Eppure come razza umana ci siamo così poco evoluti da non aver nè vinto tali problemi, nè aver trovato strategie per difenderci da essi. Tantomeno cure.
Così, in questa felicità che finalmente ho ritrovato, c'è sempre un velo di tristezza.
Quello di sapere, e non poter dire.
Di guarire, ma di non poter curare.
Quello di dovermi arrendere, di fronte ai miei insuperabili limiti umani.
Di dovermi accontentare di non poter essere sempre al posto giusto al momento giusto.

Cosa ha rappresentato per me questa estate, che ormai inevitabilmente giunge al termine?
Quello che ho scritto negli ultimi mesi.
Sintetizzando, che non posso che essere contento di come sono, coi miei limiti, le mie speranze, le mie angosce, le mie paure, le mie gioie. In ogni caso, che non posso che essere contento di aver trovato sicuramente la mia strada.
Mettersi a disposizione, sempre. Dare tutto quello che si può per l'altro.
Accettando in ogni caso che abbiamo dei limiti e che devo accontentarmi di quel che riesco a fare.
E, soprattutto, che non sono solo. Che non sarò mai solo. Che sui veri amici potrò sempre contare nel momento del bisogno. E ancor più importante, loro su di me.

Il mettersi a disposizione mi fa ripartire, sabato prossimo. L'Aquila, per un'altra settimana. Con la curiosità di vedere cosa troverò stavolta, se prima o poi quella splendida città e quella fantastica gente riprenderà a volare, o se dovrò rivedere un altro disastro all'italiana. Ma in ogni caso, io e gli altri volontari faremo la nostra parte. Se la montagna non va a Maometto, sarà Maometto ad andare alla montagna.
E poi, si continua a studiare. Per dare il meglio di sè un domani.

Soko: il valore di un sorriso

Vivono come noi alla fine degli anni '70.
Le tecnologie, i divertimenti, gli interessi che a noi sembrano ovvii, qui non sono prese in considerazione. Un pò per scelta, un pò per condizione.
Qui a Soko i ragazzini di 11 anni girano con motorini improbabili, chiaramente senza casco, e si divertono in modo semplice e spontaneo, non come i nostri pargoli rinchiusi tra quattro mura a giocare con la playstation da mattina a sera. Beata gioventù, o per usare una frase fatta, si stava meglio quando si stava peggio. Li invidio per come sono semplici, nonostante la loro condizione, economica e sociale.

L'odio interetnico la fa da padrone. Anche ieri sera, alla partita di calcio Bosnia vs Iran, sono partiti cori razzisti verso i serbi o i croati.
La divisione è anche religiosa: i bosniaci della zona sono musulmani, i croati cattolici e i serbi ortodossi. E anche queste differenze sono una scusa per giustificare l'odio etnico e la violenza.

Ma tolto il diverso stile di vita, sono esattamente come noi.
I bambini si divertono come ci divertivamo noi alla loro età. Basta un pezzo di legno, un paio di sassi, un animale da rincorrere e si inventa al momento il gioco più divertente del mondo. Basta poi una scusa qualsiasi e il campanilismo diventa razzismo vero e proprio. Come noi veneti verso i terroni, o in qualsiasi partita di calcio verso la squadra avversaria.

Ieri l'attività più divertente, sia per i monelli che per noi.
Bastano un paio di teli nylon, sapone, acqua in quantità e tanta voglia di fare i cretini. E si passano le ore migliori dell'anno, lanciandosi su questo campo saponato, rovesciando gli altri… ritornando anche noi adulti bambini per un paio di ore.

Cosa chiedono? E cosa offrono?
Un sorriso.
E più che mai in situazioni come queste ne capisci il valore.
E' un gesto semplice, spontaneo, che alcune volte trascuriamo perchè lo riteniamo banale. Eppure, anche se non parlo una parola di questa impossibile lingua a sette casi, peggio del latino, e loro non capiscono una parola di italiano in gran parte, a sguardi ci si capisce. E un sorriso può fare la differenza, eccome. Oltre a dire più di mille parole.

Forse dovremmo davvero ritornare bambini. Non quelli di oggi, rincoglioniti dalla tv, ma quelli di ieri.
La semplicità era un valore. E non posso non sentire gli occhi inumidirsi pensando che basta così poco per essere, seppur per un istante, felici. Anche con una casa piccola, zero soldi, zero videogame.
E che fino a poco più di venti anni fa ce lo ricordavamo anche noi.

Confronti e rivelazioni

Un'altra settimana al campo tra gli sfollati è andata. E come l'altra volta, quando torni a casa ti sembra tutto fumo quello che vedi da mattina a sera, specchietti per le allodole che ti distraggono da quelle che sono le esperienze che ti mandano avanti.
Essì che ero partito quasi dispiaciuto, perchè si stavano creando situazioni critiche a casa e al pensiero di lasciarle degenerare per una settimana mi si stringeva il cuore. Ma non potendo essere in due posti contemporaneamente, l'unica possibilità era scegliere in ordine di priorità dove la situazione era più drammatica.

E poi… stai li una settimana, e ti dimenticheresti volentieri della tua inutile vita ordinaria per continuare a rimanere lì nell'esperienza straordinaria.
I rapporti che si formano in situazioni come quelle sono di una intensità tale che non puoi nemmeno paragonarli a quelli della vita di tutti i giorni.
Sintonia, complicità, sincerità, creatività, criticità, aiuto, collaborazione, fratellanza. In una sola parola: Gruppo.

E finchè non si prova un'esperienza del genere, non la si può nemmeno comprendere.
Come se non bastasse, mette ancora più in evidenza l'estemporaneità di altri legami.

Uno dei pochi motivi per cui sono tornato a casa? La festa!
Mi stava passando quasi la voglia di farla, grazie alle malelingue che già si lamentavano di questo e di quello. E i satelliti che le seguono senza pensare con la propria testa.
Ma alla fine, colpo di reni e via…
E cinquanta e forse più persone che se la sono passata alla grande, in buona parte sbronza.
Ringraziarli per la festa, perchè sono i partecipanti la vera anima di una festa, non è abbastanza… Io ricordo abbastanza poco, dato che ero completamente ubriaco. Ma le foto parlano da sole…

Una volta ripreso da quella sbronza apocalittica, e tornato in me, riprende la vita di tutti i giorni. E il pugno allo stomaco arriva puntuale, anche se ormai cazzate del genere non mi fanno quasi neanche più effetto.
Lamentati quanto vuoi, che non c'era lui e che ci sei rimasta male che non l'ho voluto. Non me ne frega, dato che ti rifiuti di ascoltare perchè non voglio averci più nulla a che fare. Gli ho dato tutta l'amicizia e me l'ha messa in culo, tentando poi di scaricare le colpe sul re. Son passato sopra quell'episodio, gli ho dato una seconda possibilità, poi una terza…
…e se le è bruciate tutte. Sono stato anche troppo buono, ora basta. Con me ha chiuso, e su questo argomento non ci voglio più tornare.

E tantomeno mi fa pena nè tenerezza se vuole passar per vittima e fare l'innocente: ormai ho imparato il tuo schema, come menti e come ti prendi gioco dei sentimenti altrui. Usi sempre lo stesso, se vuoi colpire chi si è svegliato devi cambiare tattica.
Com'era? "Non ti puoi fidare di nessuno a parte di me, devi ascoltare solo me, non fidarti del bryce, del cesco, del tomb e tantomeno del bat che vuole solo provarci con te?"
Bene, questa è stata solo l'ultima delle cazzate fatte, ed è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E vedi di non farti vedere finchè non sbollirò il nervoso, sennò sono solo cazzi tuoi. E ti assicuro che non ci vorrà poco.

La cosa che mi lascia più perplesso in tutto questo è comunque l'incredulità delle persone di fronte anche a registrazioni audio di vari episodi. Inutile dire che hanno anche dimenticato cosa hanno passato sulla loro pelle. Ok, scelta vostra, ma non crediate che io mi adegui a subire passivamente come fanno altri, anzi, continuerò a parlare e a scrivere. E niente di inventato, ma solo la verità. Non una campana o l'altra, ma anche trascrizioni di audio se necessario.

Tutto questo non mi lascia indifferente, comunque.
Il dialogo in un sogno fatto qualche giorno fa era più che eloquente. Avevo protestato contro il potere, e mi ero beccato un paio di proiettili all'interno coscia. Quelli erano stati sufficenti a farmi tacere. Il mio commilitone invece no, continuava a dire la propria idea, ed era stato ammazzato a pallettoni, tutti colpi su punti non vitali così da farlo soffrire di più e farlo crepare di dissanguamento.
Ma solo grazie al suo sacrificio la battaglia era stata vinta, tutti avevano capito, trovato le palle per ribellarsi, protestare e rovesciare il regime.
Non prendiamoci per il culo, ricordiamoci che nel ventennio erano quasi tutti fascisti!

Ogni sogno altro non è che il rimescolamento della vita di tutti i giorni, di ricordi, pensieri, ansie, speranze, amori, odi, e tutto il resto. Fa uscire quello che è di troppo.
Chi non sogna mai, potrebbe impazzire.
Grazie ai sogni, io mi alleggerisco delle fatiche della vita, e metto in ordine i pensieri.
Ora so che nel sogno, io ero anche il commilitone. Entrambe le anime mi appartengono, una si arrenderebbe, l'altra mai. E seguirò anche stavolta la seconda, perchè so che se non provo non potrò mai sapere se era possibile.

"Una delle regole per diventare felici: avere il coraggio di chiudere i ponti con le persone negative."
Non colpevolizzatemi per le mie scelte. E se avete qualche motivo per non essere felici, riflettete piuttosto sulle vostre.
Perchè non cambierò le vostre vite. Mi basta crearmi la mia.