Felicità malinconica

Che bello svegliarsi al mattino con una canzone in testa e un sorriso stampato sul viso. Alzarsi dal letto, tornare alla realtà, fare colazione e continuare a immaginare che quello che hai appena sognato non è poi così irreale. Mettersi al lavoro continuando a pensarci, come fosse una colonna sonora della tua vita.
Forse è l'andare a letto ogni tanto contenti, felici, sfogati, dopo aver passato una bella giornata con degli amici, persone che nella loro semplicità si rivelano i compagni ideali per qualche ora al mare. Abbastanza diverso dai soliti fine settimana, e radicalmente diverso dall'avere intorno qualche persona la cui sola vicinanza ti crea il voltastomaco. Ci voleva, senza dubbio… grazie. Che bello poi vedere amici che dopo varie disavventure si sono trovati, e che già si proiettano nel domani senza alcun timore, portando avanti ognuno sè stesso nell'altro. Non le solite cazzate adolescenziali che ho visto troppo spesso attorno a me negli ultimi due anni.

Tutto questo è turbato però da una consapevolezza, dal fatto che sono una delle poche persone che ha subito abbastanza da sciogliere i paraocchi dell'ingenuità. Sapendo che non posso toglierli io ad altri, e che non posso fare altro che aspettare il naturale corso degli eventi.

"Papi farà per lei tutto quello che non ha potuto fare per me". Pirla!
Sveglia! Hai davanti esempi eclatanti, spiegazioni, e anche le prove che quel disgraziato farà qualsiasi cosa, sì, ma solo se ne avrà un tornaconto personale. Lo stanno abbandonando le persone che se ne sono accorte, addirittura sua moglie, che poveretta, da donna innamorata ha fatto tutto quello che poteva per rimetterlo in carreggiata. Fino all'estremo gesto, di lasciarlo, sperando che almeno questo smuovesse le acque. Col risultato opposto!
Ci sono persone che dietro al falso buonismo, alla falsa solidarietà e al falso altruismo estremo, nascondono solo egoismo e interesse per il successo e il potere.
E quelle persone sono ovunque, non solo al governo. Basta pensarci un attimo: i nostri politici sono i nostri rappresentanti. La politica è come un pantografo: se lo guidi lungo le linee del popolo, crea una miniatura che ne è l'immagine rimpicciolita, miniatura che sta poi in parlamento.
Non lamentiamoci del Papi, dei cialtroni nella finta sinistra e in mille altri partitelli. Sono disegnati a immagine speculare della maggioranza della popolazione.
Che, rincoglioniti sempre di più, credono a qualsiasi cazzata venga loro propinata.
La tragedia, è che però ce li dobbiamo cuccare tutti, se non altro per l'inerzia di informarsi e agire.
Tra l'altro, la promessa fatta alla madre di Noemi l'ha realizzata: ha reso famosa quella ragazzina. Senza far nulla, hanno fatto tutto avversari politici e giornali. Bravi scemi… ci siete di nuovo caduti come polli.

Sto per crollare, va a finire che mi trasformo in quello che non vorrei, abbassandomi al livello di chi non voglio nemmeno nominare. Già sapendo che farò la fine del pirla, come quelli che in politica a sinistra non hanno saputo combattere a dovere chi ha fatto della menzogna, del populismo e del vendersi bene le proprie bandiere.
E' bruttissimo non poter agire in questa situazione, anche se l'inazione è supportata da due buoni motivi.
Si, non sono cazzi miei, ma non posso non prevedere già ora quale saranno le conseguenze del naturale corso degli eventi. Basta prendere il trend e seguirlo, sapendo che da una crisi non si esce senza una reazione altrettanto forte.
Dall'altro lato, come la politica del berlusca insegna, non importa quanti esempi mostrerai, non importa quante buone ragioni, fatti e rivelazioni porterai avanti: il duce rimarrà al governo, forte del suo saper raccontare la storia dell'orso, e tu verrai sommerso dalla disapprovazione per averlo giudicato male, non importa se a ragione.

Un amico mi suggerisce che l'unica maniera per liberarsi dell'ennesimo duce sia fare come hanno fatto i partigiani per quello originale. Nella nostra vita di tutti i giorni, almeno agire e passare dal ruolo di spettatore a quello di chi si gioca tutto, non importa se da eroe negativo o positivo, nella speranza che il proprio sacrificio serva a qualcosa.
Per ora i manipolatori continuano imperterriti nel loro ruolo, ma in qualche modo le cose cambieranno. Spero solo che cambino perchè il resto della gente si è svegliata, prima che debba stravolgermi io, per salvare il salvabile.

C'è chi dice NO!

Strano come a volte in una canzone riscoperta ritrovi spunti di riflessione su un'istantanea della tua vita.
Ancora più anomalo se la canzone è di un cantante che non hai mai stimato particolarmente, per i suoi continui eccessi e perchè molte delle sue ultime hits non ti dicono nulla, ti sembra musica da sagra. Anche se qualche vecchio successo rimane una pietra miliare.
Forse è il mio nuovo modo di prendere le persone e le vicende che ho attorno, tutto attraverso un filtro.
Vedere quello che vuoi vedere è un dato di fatto, per cui provo a far caso solo agli aspetti positivi delle persone con le quali bene o male mi devo rapportare, solo agli aspetti positivi dei fatti che bene o male mi riguardano.
Non è avere le fette di salame agli occhi. E' una forma di autodifesa all'ingerenza del mondo.
Non è ignorare. E' scegliere, e coltivare l'orto liberandosi delle erbacce.

Stavolta mi ci faccio coinvolgere, da questo associazionismo. Ci credo, ora che è ben chiaro dove inizia e dove finisce il suo campo di azione.
Condividere, passioni e amicizie, dare il proprio contributo per un progetto comune. Dare una mano, quando serve, sperimentare, sia dal punto di vista più pratico che da quello personale. Creare coesione, unire, e fare la differenza.
Fare parte dei Radioamatori non è incompatibile con i miei studi. E' una naturale prosecuzione di un hobby da un lato, e un ottimo campo di azione per le competenze psicologiche e umane che sto acquisendo dall'altro.
Non è un lavoro, qui si è uniti da qualcosa che va oltre gli introiti economici. La passione per la sperimentazione, il mettersi a disposizione quando il tuo aiuto è richiesto, e la condivisione. Tutte forme di socialità tra persone.
Chiaro che dopo aver sentito delle vicende successe la scorsa estate, la scissione in tre tronconi del gruppo, rimane l'amaro in bocca. Ma non importa, si va avanti, i rapporti nascono e finiscono, e non è detto che quando finiscono sia anche la fine del mondo.
Dipende da come vivi la transizione. Può anche essere un'occasione per riflettere e ricominciare meglio di prima.

Delude vedere che non si ha le palle per scendere in Abruzzo e dare una mano. Certo, c'è chi ha competenze e chi no, ma c'è anche chi dice no. Perchè non è disposto a sacrificare un pò del proprio tempo per chi ha davvero bisogno di tornare alla normalità.
Basterebbe poco. Ma forse anche quel poco è troppo.
Dal canto mio, mi metto a disposizione. Se mi chiamassero oggi, partirei domani, specie ora che di tempo ne ho in abbondanza. Peccato che la burocrazia sia lenta, che sia un generatore di cazzate, e che renda anche difficile poter aiutare, per colpa di due firme che mancano per errore in alcune carte.
Ma non voglio rovinarmi ulteriormente il fegato. Faccio quello che posso: mi metto a disposizione, con tutto quello che so e che ho. E se servo, sanno dove trovarmi.

In tutto questo, vedo che sto cambiando. E che ho dovuto in parte cedere e adattarmi al mondo, senza pretendere di cambiarlo con uno schiocco di dita. Dopotutto, non sono nè Merlino nè Houdini.
Ho messo un filtro non indifferente tra me e il mondo esterno. L'autodifesa di cui parlavo prima.
A chi non piacerebbe risolvere tutti i problemi del mondo come per magia? A chi non piacerebbe eliminare tutto il marcio che circonda le persone vere?
Non puoi eliminare i falsi e gli aprofittatori. Non puoi eliminare chi ha fatto dell'apparire la sua ragione di vita, chi ricerca rapporti narcisistici solo per aumentare il proprio potere e prestigio personale, pavoneggiandosi e mettendo in mostra la propria supremazia, esseri che in realtà sono solo piccoli insetti sulla superficie del pianeta.
Non puoi eliminare le merde umane. Non puoi eliminare chi ha fatto del soddisfare le proprie esigenze più arcaiche la sua unica ragione di essere, chi non si fa scrupoli nell'utilizzare le persone che ha accanto solo per tornaconto personale, liberandosene senza pietà quando non gli servono più e sono solo un impaccio.
Sarebbe un'ingerenza altrettanto negativa. Ma una cosa sì, la posso fare.

Ignorare.
Ignorare chi non si merita la tua attenzione. E di quelle stesse persone, prendere solo quel poco che ne vale la pena, sapendo che non puoi aspettarti di più, e che ogni dimostrazione di interesse nei confronti tuoi o di qualcun altro ha sicuramente un secondo, o meglio primo, fine.
Contemporaneamente, sperare che chi ha subito da quelle stesse persone e che ancora ci soffre, prenda la propria dose di fosforo e si svegli. Casomai con l'aiuto di un paio di sberle dalle persone che le vogliono davvero bene.
Ma senza abbassarsi al livello di quei bastardi. Senza usare i loro stessi metodi, senza sputtanare, senza manipolare gli altri. Se la tentazione di vendetta è forte, e l'agire come il Conte di Montecristo pare ragionevole, è altrettanto forte la convinzione che si stanno rovinando con le loro mani, che la fossa se la stanno scavando da soli. E quando rimarranno da soli, come mi disse un'amico quando ero io a essere a terra a causa di una persona così, saranno stati loro, come tutti noi, gli unici artefici del proprio destino.

Anche perchè se c'è qualcuno a cui io dico no, sono proprio esseri come questi.

La settimana più corta

La settimana più corta della mia vita. O almeno, quella che è trascorsa più velocemente.

Iniziamo dalle cose importanti: ho finito gli esami!
Lunedi mattina si inizia a ritrovarsi a padova, tutti lanciati per affrontare questo maledetto esame di neuropsichiatria. Un esame che di psicologia non ha proprio niente, pare una specializzazione di medicina.
Scene di isteria collettiva: in duecento fuori dall'aula, che cantiamo di tutto, storpiamo canzoni mettendoci dentro termini dell'esame, gente con gli occhi fuori dalle orbite che prega, altri che cazzeggiano nervosissimi. Un delirio. Entro col primo turno.
E ne esco stravolto. Metà delle domande conteneva parole mai sentite.
Esco fumando in terrazzo, incazzato nero, avrei ucciso qualcuno se l'avessi avuto a tiro. Fortunatamente il buonsenso mi portava a isolarmi dal resto del mondo.
Ma prima di uscire un amico mi aveva detto di tenere il telefono acceso. E dopo due minuti un laconico messaggio "direi che ho sete" dichiarava che l'avevo superato e che avevo finito gli esami!! yuhuuuuuuuu!!
Venti minuti dopo la prof ufficializzava un 20, più che sufficente per mantenere la media e il voto di laurea fermi al loro posto. E a quel punto…

A quel punto non riuscivo a rendermene conto. E finchè intorno le scene di isteria collettiva continuavano imperterrite, con lorenzo che lanciava lo zaino contro la parete dell'aula di fronte, uno che bestemmiava che non l'aveva passato in faccia alla prof, un'altra che invocava malamente la madonna, io non mi rendevo conto di quello che stava succedendo. Avevo passato neuropsichiatria, avevo finito gli esami…
…e sembrava ieri che avevo iniziato questo viaggio. E volge già al termine.

Il giorno dopo.
A casa di un'amica, per sistemarle due cose, e star bene. Troppo bene.
Pensare. Troppo… Maledizione…
La frase di marialuisa che mi riecheggia nella mente: "il germoglio appena spuntato, che sta aspettando che tu lo noti". E me ne sono accorto si, ma sono stato talmente scottato qualche mese fa che ho paura di coltivarlo, questo germoglio… forse la ferita è ancora fresca.
Mi prendo due giorni. A lavorare al mio nuovo stereo, a cercare di tenere la mente occupata. A far festa, che mercoledì sera ero letteralmente devastato… e niente. Non ci riesco, a fare quello che consiglia vasco, "spegnere ogni tanto il pensiero". E anche venerdi sera, uscire e cercare di non pensare troppo, che se penso troppo a lei finisce che già lo so, mi prende subito di brutto e rischio di rimanere nuovamente scottato alla grande. Meglio restare nel limbo forse, almeno per ora.

Vado a letto. E l'incubo inizia. Cinque ore di sonno, e incubi uno dietro l'altro.
Sabato in fiera, mettere nuovamente di fronte la mia vita qui e la mia vita a Padova. E vado a letto la sera, a pezzi e scottato in faccia e sulla capoccia.
E non appena poggio la testa sul cuscino iniziano i pensieri. Chiari e limpidi, stavolta.

Dov'ero sei mesi fa? Cosa pensavo sei mesi fa?
Convinto che la vita qui non avesse nulla di offrirmi, lanciato nella convivenza in appartamento, con la vita che mi illudeva e sembrava mi sorridesse e che invece non faceva altro che esibire un ghigno satanico verso tutti i miei vissuti, le speranze e i sogni. Come già sapesse, che sei mesi dopo mi sarei trovato nuovamente bloccato a metà strada, senza la possibilità di riuscire a prendere una decisione, e impantanato in una storia che può essere e che non ho la forza di concretizzare.
Non è colpa di nessuno. E' colpa mia.
Ho già fatto un disastro, non voglio rischiare di combinarne un'altro. Ho già fatto soffrire una persona, e solo perchè le ho chiesto troppo tempo. Non voglio essere uno stronzo, ma neanche bruciare le possibilità di essere felice accanto a lei.

Mi scrive, mi cerca. E io certe volte esco di casa sperando di non incontrarla, anche se lo vorrei.
Balzo su ad ogni messaggio. E poi mi scrive giusto quando la sto pensando.
Bevo per non pensare. E diventerei astemio, smetterei di fumare, farei una maratona, se servisse a qualcosa.
Esagero? beh forse si. Provo davvero qualcosa? Credo la risposta sia la stessa.

Preferirei star male io piuttosto di far soffrire una persona cara. E tu vali di più di quel che pensi per me. Lo so, dovrei smetterla di fare il supereroe anche quando non sono in servizio, ma è più forte di me, non riesco…
Gli ultimi mesi sono stati oggettivamente un gran casino, ma se tornassi indietro rifarei tutte le stesse scelte. Non ho rimorsi, ho fatto quello che ho desiderato, mantenendo sempre fede ai miei valori, e mettendo gli altri davanti a ogni prerogativa personale. E davanti al rischio di essere talvolta un personaggio negativo, preferisco non recitare in questa storia e fare da spettatore.
E anche se ora mi ritrovo qui, che tra cinque minuti devo nuovamente uscire, e vedremo per che destinazione, non me ne vergogno e so che non avrei alternative, conoscendomi.
Voglio cambiare, non ne posso più. Voglio liberarmi di questa sindrome del supereroe.

————————————————-
Almeno le idee sul mio futuro non sono così confuse. Futuro professionale, intendo.
Quando ti rendi conto che riesci ad ascoltare un perfetto sconosciuto, che non riesce a venir fuori da un pantano e ha le ruote che girano a vuoto, solo perchè non sa come uscirne da solo.. e riesci a dargli la spinta giusta, le poche parole giuste al momento giusto, per fargli tirar fuori quello che ha dentro e che non avrebbe mai voluto tirar fuori, e che poi ti ringrazia, perchè forse ha trovato, in quei dieci minuti, la chiave per aprire la porta e tornare a sorridere…
Non puoi non considerarti fortunato, ad avere un minimo di capacità e aver avuto la possibilità di intraprendere questa strada. Anche se spesso è facile risolvere i problemi degli altri, trovare la combinazione per aprire la cassaforte dove si rinchiudono per non affrontare le questioni della vita, quando invece risolvere i propri, di guai, è dannatamente più difficile.
E ogni volta che riesci a fare del bene con le tue parole, capisci che è questa la tua strada.