The train is leaving

Piccola pausa di studio dopo Kernberg…
E pensavo come molte volte la siamo abituati a parlare con metafore, per farci capire meglio, o forse perchè parlare senza di esse sarebbe troppo difficile o imbarazzante.
Ad esempio, da qualche giorno (o da un paio di settimane esatte) penso a questa…

Sei in stazione.
Non sai come ci sei arrivato, nè perchè sei lì, ma sei lì.
Il tuo vestito, del tuo solito colore, ti ricorda chi sei.
Il binario è desolatamente vuoto, come vuoto è il marciapiede vicino. Non c'è nessuno che conosci in stazione, e quelle quattro persone presenti hanno delle facce ben poco raccomandabili!
Senti fischiare. Sul tuo binario arriva un treno. Sbuffando si ferma di fronte a te.
Le porte si aprono.
L'orologio segna le sette di sera.
Ti domandi: dove porterà questo treno… ma forse saperlo non è così importante.
Ti accendi una sigaretta.
Nel treno inizia a salire un pò di gente.
Il capotreno guarda fuori dalla cabina, scende, e aspetta l'arrivo di chi lo sostituirà per la prossima corsa.
Una voce ne annuncia la partenza imminente.
Cosa fare… mille motivi ti farebbero rimanere lì. D'altro canto, il tuo posto ti chiama.
Quel treno dovrebbe partire presto.
Ti ricordi di tutte le corse che hai condotto, di tutta la strada fatta finora, di tutte le stazioni che hai visitato. Tutta la tua vita, dato che questo per tutta la vita hai fatto.
Ma quel treno è diverso. Porterebbe in un posto nuovo.
Manca un minuto.
Ti chiamano. Non rispondi.
Arriverà un sostituto, se non lo guidi tu.
Ma intanto quel treno non si muove. Lo sai, solo tu sei in grado di condurlo.
Senti dei passi pesanti. Una persona. Una vestito come il tuo.
Senti un brivido che ti percorre tutta la schiena… e il peso delle scelte come un macigno sulle tue spalle.

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