Attori e spettatori

Circa una quindicina di giorni fa avevo in testa un bel pò di idee da buttar giù. I pensieri erano troppi, tra l'altro mancava qualche giorno a un esame fondamentale, e un altro paio di processi in loop consumavano tutte le mie risorse ormai ridotte al lumicino. Era un pò che non mi potevo permettere di fermarmi, le vacanze me le son solo sognate, la testa non ha mai potuto riposare sul serio.
Condizione ideale perchè tornassero a farsi sentire i sintomi dello stress che ormai conosco fin troppo bene. Forse non sono stati un male, perchè mi hanno avvertito che dovevo rallentare, e che un pò di giorni di riposo e riflessione mi avrebbero fatto bene.

L'anno sta per finire. Come era cominciato l'ho già detto… non voglio nemmeno ritornarci. Non perchè non voglia ripetermi, o non voglia ripensarci.
Semplicemente, perchè non ha alcun senso. E intendo, non solo il pensare al passato.
La domanda è: verità storica o narrativa?
Ha senso cercare di narrare un qualcosa e pretendere di essere obiettivi?
Quando scriviamo, parliamo, raccontiamo, ci mettiamo sempre del nostro. E quello che c'è là fuori nel mondo ne esce sempre, comunque, inevitabilmente distorto. Non c'è una prospettiva neutra. Chi crede di poter narrare obiettivamente, non vede al di là del suo naso.
Ora ripenso: ho cominciato l'anno nel peggiore dei modi. Non mi aspettavo che le cose potessero migliorare, vedevo tutto nero. Com'è che ora non riesco a non considerare positivamente tutto questo passato, che riesco a trarne qualche insegnamento, che lo vedo come forse uno degli anni più importanti della mia vita?
Forse sono matto! Completamente matto! Se l'Alzheimer fosse contagioso, potrei averlo preso da mia nonna.

Negli ideogrammi cinesi, crisi e opportunità si scrivono allo stesso modo.
Forse, quel che conta è come interpreti gli eventi. Come interpreti le persone che incontri. Come interpreti tutto ciò che il mondo ti sbatte davanti.
E di fronte a un evento, siamo noi a colorarlo di negatività o di positività.
Non solo: possiamo anche cambiarvi il colore a distanza di tempo. E quello che tempo fa è sembrato un momento disastroso, oggi può essere visto in tutt'altra chiave, come una opportunità di svolta.

La chiave è: essere attori.
Possiamo scegliere, siamo liberi di scegliere. Attori o spettatori. Artefici della propria vita o naufraghi in balia delle onde.
Sembra tutto così ovvio e semplice, ma perchè molto spesso ci lasciamo cullare dal mare?
Siamo convinti che il destino sia dato, che per quanti sforzi si possa fare non sia modificabile.
Che agire comporti troppi rischi
Che prendere delle decisioni e fare dei cambiamenti implichi una responsabilizzazione
Insomma, che essere protagonisti della propria vita sia un peso troppo grande. Meglio lasciarsi guidare, allora?

Alcuni scelgono allora di essere spettatori.
Dopotutto, è una condizione rassicurante.
Non devi assumerti rischi, non devi assumerti responsabilità.
Puoi essere passivo e indifferente di fronte a quello che il mondo ti mette davanti.
Ti fai i cazzi tuoi, non prendi posizione, non ti esponi, continui la tua routine senza fiatare, e quello che ti circonda ti sfiora come una brezza leggera accarezza le piante.
Accetti tutto quello che ti viene dato da mangiare. Se ti danno merda, butti giù anche quella.

Si tratta di scegliere: attori responsabilizzati, o spettatori deresponsabilizzati.
Non posso fare a meno di chiedermi se l'Italia e la nostra politica interna sarebbero stati meno disastrosi, se ci fossero stati più protagonisti disposti a prendersi delle responsabilità e ad agire per cambiare.

Il cambiamento… Fa paura.
Perchè sai cosa lasci, anche se non ti piace. Ma non puoi sapere a cosa arriverai.
E allora si finisce per preferire il rimanere nella fogna piena di liquame, piuttosto che cercare di uscire senza avere la certezza di cosa troverai al di fuori di essa.
Inoltre, cosa penseranno di te tutti gli altri, che ti vedono rischiare la vita sociale per qualcosa che nemmeno sai?
Cosa penserebbero tutti i collegati a Matrix, se vedessero che qualcuno sta cercando di uscirne?
Cosa pensavano di Guglielmo Marconi i suoi vicini di casa, che vedevano lampi viola tutto il dì e non immaginavano che stava per inventare qualcosa che avrebbe rivoluzionato il mondo?
Cosa pensavano molte persone quando vedevano un pirla qualunque cercare di conquistarsi la possibilità di dire la propria?
"Sei un imbecille. Sei matto. Sei completamente pazzo."
Mi viene in mente Homer Simpson che dice a Lisa: "dai, fatti lobotomizzare anche tu… è bbbeellloooooooooo"

Essere attori, e determinare la propria storia. E' più impegnativo che guardare uno spettacolo, ma puoi scriverne la trama.
Si può scegliere: essere spettatori passivi del solito show, o registi di un nuovo film di successo.

Agli spettatori non posso fare alcun augurio: è già tutto deciso, basta leggere la trama. Ammesso che siano in grado di farlo, che non considerino un rischio troppo grande anche quello!

Buon Natale e buon anno a tutti gli attori. Citando Doc, "Il vostro futuro non è ancora stato scritto, quello di nessuno. Perciò createvelo buono!"

Il confine

Nel 1999 è uscito Post Orgasmic Chill, ero in quarta superiore, è stato l'anno della devastante gita a roma, ho preso la patente, avevo diciott'anni, è uscito Matrix, la musica dance ha raggiunto il suo apice, c'era Napster, c'era un cielo di stelle sopra di noi e la luna sorrideva sorniona.
La batosta arrivò poco dopo, ma non importa… l'anno aveva lasciato il segno, finì con una festa paurosa della quale perdemmo completamente il controllo e che rimase negli annali.
Dieci anni dopo, un altro anno di svolta. Se penso a com'era cominciato… una sfiga dietro l'altra, pensieri ossessivi che mi disturbavano la mente, l'intestardirsi a far funzionare qualcosa che non poteva funzionare, mia nonna che si rompe una gamba, le guerre da combattere e le cose da sopportare, un terremoto, una tragedia, un pugno allo stomaco, il rivivere le sensazioni provate otto anni fa con una ragazza tra l'altro incredibilmente somigliante a Paola, il rialzarsi a velocità lepre e…

Considerare che in fin dei conti per me è stato il miglior anno finora, nonostante tutto.
Di svolta, ora tutto ha un senso, ora si può intravedere un finale lontanto.
E la spiegazione a tutto è arrivata proprio dalle cose peggiori che sono successe, sia nel mio piccolo che nelle tragedie più grandi. E' brutto dirlo, brutto anche solo pensare di poter trovare un senso al tutto anche grazie ai drammi più brutti.
Ma d'altro canto, non son mica tanto normale io.

Normale.
Qualcuno è in grado di dirmi cosa è normale? Darmene una definizione? Qualcuno è così sicuro di esserlo da poter scagliare la prima pietra sui matti?
Normalità intesa come norma sociale, cioè media dei comportamenti socialmente accettati… allora un suicida per noi potrebbe essere malato di depressione, o potrebbe aver avuto un colpo di matto. In Giappone fare Harakiri non è così inspiegabile, e fino a una cinquantina d'anni fa era il modo più onorevole di andarsene quando ci si era macchiati di un disonore, anche semplicemente non aver raggiunto un obiettivo.
Normalità intesa come mancanza di malattia… malattia mentale?

Qualcuno riesce a rispondere alla domanda "dove sta la mente" e cosa succede ad essa quando è "malata"? E' un organo? Tutto si riduce a impulsi cerebrali e noi siamo succubi del funzionamento elettrochimico di quella massa biancastra e molliccia che ci ritroviamo, chi più chi meno, nel cranio? Le autopsie e gli studi sul cervello dei matti non hanno mai rilevato nulla di visibile… e ammesso soffermarsi sui neurotrasmettitori… un calo di serotonina è la causa della depressione, o ne è la conseguenza?

Qualcuno sa tracciarmi un confine tra normalità e malattia mentale?
Adolf Hitler era un pazzo o un genio? Berlusconi è un megalomane o un grande imprenditore? Una che si sente giù di morale perchè il moroso l'ha scaricata è malata di depressione o è una condizione normale? Un dissidente è da considerarsi matto perchè la pensa diversamente o semplicemente vede le cose in modo diverso? Le visioni di santi e madonne che ha mia nonna sono allucinazioni o segno della potenza divina? Gesù che credeva di essere il figlio di Dio, lo era sul serio o era un pazzo megalomane?
Uno che molla tutto, dai soldi alla vita che ha fatto per più di vent'anni, e decide di vivere nella povertà e nell'aiuto del prossimo, è un pazzo, un coglione… o semplicemente San Francesco?
C'è una prospettiva vera, reale, innegabile, un punto fisso di partenza… o dobbiamo arrenderci all'evidenza che tutto cambia a seconda di come lo guardiamo?

"Lega gli alberi perchè non camminino, potrebbero andare sotto il tram".
E' un semplice delirio nonsense di un matto, o è una affermazione geniale?

Sarò matto, sarò un illuso, ma non riesco a non considerare quest'anno un anno fantastico, di svolta, nonostante tutto. Se non altro ora posso immaginare che il puzzle prima o poi riuscirò a completarlo, che ne risulterà un quadro, forse a prima vista illogico, ma in cui tutte le tessere trovano la loro collocazione naturale.

Questo per dire… non voglio fissarmi sulle cose brutte. Ma, senza ignorare queste, considerare quelle belle. Che anche nelle cose peggiori si può trovare un senso, che il mondo non finisce con una delusione, e che, sebbene venga automatico chiudere gli occhi quando te la pigli in quel posto, non è che i colori del mondo spariscono. Viene meno solo la voglia di guardarli.

E a quel punto sta solo a noi riaprirli, e tornare a vedere il sole.
Perchè il sole, gli alberi, i fiori, non se ne sono mai andati. E anzi, nei momenti in cui chiudi gli occhi ti esortano a riaprirli… che non vale la pena passare la vita a struggersi.

E pensare che sono stato "malato di depressione", e che a detta di qualcuno non mi sarei mai rialzato, perchè dalla depressione non si guarisce se non con la morte. Credo che sia vero, non si può guarire, dato che non è una malattia.
Purtroppo, quando ho riaperto gli occhi, mi sono reso conto di essere matto. E felice di esserlo, di riuscire a guardare il sole, il mondo.

Oggi, anche se fuori diluvia, c'è il sole. Anzi, molti soli. E nelle notti, ci saranno le stelle. E sorgerà anche la luna a illuminare il cammino. E grazie alla loro compagnia, i momenti bui saranno sempre episodi.

Metà novembre

Piove sui monti e sulle scale
su petali e parole sul cuore mio che batte
Piove sui poveri soldati
sui campi abbandonati e sulla mia città.

Piove e mentre guardo il mare
ripenso alle parole che mi hai lasciato scritte
Provo un pò a dimenticare
infatti guardo il mare e non ci penso più

Agosto sembra ormai lontano
ma io sono vicino a dove ti incontravo
semplice vestita in modo semplice
sei diventata complice e non ti scordo più…

Piove, adesso come prima sto nella mia cucina
che mi preparo un pesce. Cuoce lentamente il sugo
e nel frattempo annego
e non ci penso più.

Agosto è ancora nei miei sensi
ma tu cosa ne pensi, mi vuoi ancora bene
indice di una vita semplice
sei diventata complice ma non ti fidi più.

Chissà dove sarai adesso, dov'è tutto quel sesso,
quel caldo, quel sudore…
Chissà se ancora pensi al mare, al caldo da morire
che non si sente più..
Chissà se agosto è ancora nostro, se ancora splende il sole
o poi magari piove..
Chissà se mai la frustrazione
diventa un'emozione così non piove più.

Piove, sui banchi della scuola
su ogni mia parola che non riesco a dire,
provo un pò a dimenticare
infatti guardo il mare e non ci penso più…

Alex Britti