Comunicazioni distorte

Ultimamente mi sono imbattuto in un interessante articolo sul numero di agosto di M&C, che pone il problema dell’irrisolvibilità apparente di alcuni conflitti, come quelli sociali o morali. Questi potrebbero essere frutto di una comunicazione distorta, che immobilizza il processo dialogico impedendo ogni soluzione che non si concretizzi in un “io vinco, tu perdi”.

Ecco un elenco di modelli comportamentali tipici nelle patologie comunicative in famiglia e nel dibattito pubblico:

  1. Il discorso è dominato da persone appassionatamente sicure delle proprie opinioni. Chi ha punti di vista complessi o poco chiari non trova spazio e tende a rimanere in silenzio.
  2. I gruppi di interesse più vocali presentano sè stessi come i difensori di valori e obiettivi fondamentali e raffigurano i loro avversari come soggetti non affidabili, che perseguono scopi egoistici e distruttivi.
  3. Interruzioni, accessi d’ira e attacchi personali sono considerati non solo normali, ma segno di un confronto genuino. Regole che tendano a limitare gli aspetti di bagarre del dibattito sono viste come artificiose imposizioni e restrizioni della libertà di espressione e di pensiero.
  4. I partigiani degli opposti punti di vista concentrano la loro attenzione su tutti gli aspetti e i fatti che rafforzano le proprie tesi e viceversa su quelli che possono essere usati per denunciare la falsità, infondatezza e malafede delle asserzioni altrui.
  5. Si fa ampio uso di frasi fatte, slogan ed espressioni che semplificano i problemi e li presentano in modo dualistico; i si e i no, i pro e i contro. Frasi ed espressioni con significati ambigui, percepibili come ammiccanti o minacciosi da pubblici diversi.
  6. Le domande genuine, non retoriche, sono assenti; gli assunti relativi alle intenzioni, ai valori e comportamenti degli avversari, sono dati per scontati. Indagare se si è capito bene è considerato uno spreco di tempo.
  7. Emergono pochissime nuove informazioni, il dibattito è ripetitivo all’infinito, centrato sul ribadire in modo martellante verità indiscutibili e apodittiche.

Tutto ciò fa riflettere… su molti dei conflitti che posso osservare attorno a me. Nelle associazioni di cui faccio parte, nella cerchia di amici, al lavoro, a volte anche in famiglia. E in generale nel contesto nel quale sono inserito. Il quadro che si pone davanti ai miei occhi è molto deprimente.
Provate. Immaginate una situazione conflittuale che vi riguardi. E provate a verificare se la controparte mette in atto questi meccanismi. Poi, immaginate che l’altra persona stia facendo il medesimo esercizio.
Credo che rimanendo in queste posizioni, non si possa proprio arrivare da nessuna parte.

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