Diktator

La settimana scorsa ho esposto la presentazione. Il discorso, centrato sull'analisi del DNP partendo da una "storia di vita vissuta", ha avuto l'effetto che speravo, s'è intavolata una discussione, purtroppo interrotta dalla fine della lezione ma che spero sarà ripresa nella prossima. O almeno, spero che la storia raccontata abbia un pò lasciato il segno…

Le riflessioni degli ultimi giorni rimangono su quella lunghezza d'onda, forse perchè quel "paradigma dittatoriale" che tanto mi nausea continua a rimbalzarmi davanti come fosse uno yo-yo.

L'assistere a un evento e mettere a confronto due gruppi di persone, uno nella quale si è tutti allo stesso livello, dove nessuno prevarica l'altro e ogni decisione è presa di comune accordo, nel quale non si smette mai di evitare che il confronto degeneri in uno scontro inconcludente e nel quale la base dei rapporti è costituita dall'amicizia e dal rispetto reciproco… E l'altro che si occupa primariamente della diffusione di gossip, di maldicenze sull'amico o sul nemico, dove ogni occasione è buona per buttare benzina sul fuoco, e che è capitanato da un leader triste che ha fatto del gruppo la sua personificazione, del quale è signore e padrone senza che nemmeno gli altri se ne accorgano.

La riunione del direttivo regionale, capitanato da una dittatura squadrista che confonde il suo ruolo di rappresentante dei soci in quello di signore e padrone dell'universo radioamatoriale. Che non perde occasione per far tacere il dissenso con minacce, insulti e intimidazioni, e il cui scopo non è più il bene dei membri dell'associazione, che chiedono di essere rappresentati, ma piuttosto quello di avere dei benefici personali e di sentirsi i capi assoluti di qualcosa.
Probabilmente, ce l'hanno piccolo e cercano di recuperare in questo modo, alla stessa maniera di quelli che hanno l'automobile da centinaia di migliaia di euro solo per compensare la loro impotenza sessuale… o almeno così la pensa qualche collega!

In ultimo, il fatto che l'intera facoltà sia ricoperta di manifesti con la faccia di un personaggio candidato alle elezioni CNSU, con uno slogan perentorio composto di solo due parole, senza uno straccio di riferimento riguardo la provenienza di tale persona tantomeno al programma elettorale.
Due cose. Mi pareva di ricordare che la Politica fosse qualcosa di pertinenza democratica, che le Idee e gli Ideali fossero alla base di ogni movimento. In questi manifesti invece si inneggia a un Kapo senza che nulla esca da quella zucca, probabilmente vuota. Dico probabilmente perchè sarei proprio curioso di sapere cosa c'è dentro, anche se forse vi troverei solo un post-it con scritto "torno subito".
Inoltre, mi domando da dove saltino fuori tutti i soldi per stampare quei manifesti, per riempire anche i cessi di adesivi, per piazzare un sit-in che offre spritz in cambio di un voto davanti alle porte della facoltà.
Forse dal fatto che fa parte di un noto movimento che passa sotto il nome di Comunione e Liberazione? Il paragone con Berlusconi a me viene spontaneo!

La nausea è la stessa in tutti e tre i frangenti.

E il filo conduttore è la presenza, in tutti e tre i casi, di un leader che, oltre al carisma e al bel faccino, non ha altro.
Si presenta e si vende bene, ma non ha altro interesse che per sè stesso. C'è solo lui, e gli altri, elettori, membri di associazione o amici, sono solo pedine nella sua mano, utili per raggiungere un risultato ma completamente svuotati del loro valore di persona.

Come difendersi da tutti questi Narcisi, che ci riempiono la testa di "parole di burro", e ci rincitrulliscono regolarmente prima che ce ne rendiamo conto e possiamo reagire?
Questa la domanda che ci siamo posti la settimana scorsa al termine della presentazione che ho proposto. Questa la domanda che mi pongo ormai da un paio d'anni.

Kelly parla di "distribuzione della dipendenza".
Partendo dall'assunto che tendiamo a diventare dipendenti da qualcuno, una strategia potrebbe essere quella di distribuire tali dipendenze tra varie persone, in modo da impedire che sia una a monopolizzare il nostro pensiero e a muovere i nostri fili.
In termini esplicativi, credo che si possa mettere in pratica in tutti gli ambiti, in modi peculiari:

nei gruppi di amici non si dovrebbe mai avere UN punto di riferimento, ma TANTI punti di riferimento, in modo che uno non si trovi mai nella condizione di dipendere da un solo leader. Il paradosso è che la parola amici mette tutti sullo stesso piano, la parola leader mette tutti sotto di lui. E quando c'è un leader in situazioni del genere, in esso si viene a trovare il potere di vita e di morte di ogni membro del gruppo… E basta girarsi indietro a guardare per vedere come un suo gesto è sufficente a mettere all'angolo, a discriminare, a uccidere.

nelle associazioni, come anche nella politica, si dovrebbe tornare al vero ruolo di Rappresentante, abolendo seduta stante il termine Leader. C'è una bella differenza tra il fare gli interessi di chi si rappresenta e comandarli a bacchetta per fare solo il proprio interesse.
Così si travisa il fatto che il potere viene dal basso, viene conferito dai rappresentati, e non discende dall'alto per merito Divino. Tant'è che il Diktator si arroga il diritto di scegliere per gli altri, e non di scegliere in nome degli altri.
Inoltre, quando il leader muore (si, non è Dio, e quindi crepa pure lui), cosa resta, se non ci sono ideali? Dovrebbe essere il rappresentante anche di questi ideali…

In tutti i casi si è passati a una concezione di Partito-Persona, molto più simile a una organizzazione paramilitare che a un sistema democratico.

E adesso?
Adesso vediamo di "distribuire la dipendenza", così da impedire nuovamente la discesa in campo di un nuovo Narciso, di un nuovo Diktator, innamorato solo del suo p… potere.
Il rischio ci sarà sempre, ma possiamo ridurlo facendo ricorso alla cosa più banale e dimenticata dell'umanità: la tendenza a riunirsi e a condividere.
L'uomo non è mai solo, ha più senso parlare di umanità che dell'uomo.

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