Giochi di ruolo

Capita a tutti di pensarci. Quando ci sono ricorrenze, questi pensieri si fanno ancora più intensi. Si riguarda al passato, si pensa al futuro, si cerca di darsi una direzione. Non tutti, ma in parecchi si. Almeno, quelli che si fanno le più classiche delle domande.
Ce lo chiediamo tutti: Chi siamo? Dove andiamo? Qual è lo scopo della vita? Cosa ci facciamo qui?
Mai provata la sensazione di non avere nessuno scopo? Di non sapere dove stai andando? Di trovarsi in mezzo a un mare, in balia delle onde, senza intravedere lontanamente la terraferma?
Identità. Sai veramente chi sei? Sai veramente cosa ci fai qui?

Trovare un senso a tutto è la "domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto". Troppo generale, anche perchè avrebbe come risposta "42". Cioè, è davvero questa la questione, o la domanda è un nonsense come la risposta stessa?
In ogni caso, la risposta alla nostra identità la fornisce la società stessa.
Ti viene attribuito un nome, un cognome, attributi vari e infine la cosa fondamentale: un ruolo.
Il ruolo risponde a tutte le tue domande: ti dice chi sei, dove vai, dà un senso a tutte le tue azioni, al mondo che ti circonda. A tutto.
Come nelle professioni. Ad esempio, un idraulico sa benissimo chi è, la società sa di cosa si occupa e per cosa rivolgersi a lui, sua moglie sa che lavoro fa. Il suo scopo nella vita è: acqua, tubi & co.

Negli ultimi anni mi sono scontrato spesso con la questione dell'identità, e con essa con la questione dei ruoli.
Se penso a qual era il ruolo che mi era stato "destinato"… seguire le orme di mio padre, e lavorare in banca? O stravolgere tutti gli standard familiari occupandomi di elettronica e informatica? O ancora, rivoluzionare la mia vita aspirando a diventare psicologo?
Se poi penso all'ultimo periodo, e alle questioni di emergenza – da quella abruzzese a quelle più "casalinghe" – che mi hanno costretto a rivedere di nuovo la mia stessa identità…
Di fronte a queste riflessioni non ho potuto non farmi due domande.

Mettiamo che, per un qualsiasi motivo, non ci sia più bisogno dei meccanici. E' stato inventato il teletrasporto, le automobili non servono più. E il meccanico cosa fa? Che senso ha ora la sua vita senza le macchine? Senza i motori a scoppio, gli alberi a camme, i carburatori e tutte quelle cose lì?
Mettiamo che ti sei abituato a vivere in una situazione di emergenza. Questa ti dice a cosa servi, dà un senso alla tua esistenza, ti tiene occupato tutto il giorno. Ma l'emergenza, per sua stessa definizione, deve finire. Deve. E il volontario abituato a quella condizione, come reagisce a sentirsi improvvisamente disoccupato, senza lo scopo che aveva? In particolare se l'esperienza è talmente forte da cancellare completamente la tua precedente identità…
Mettiamo altri casi: tipo, come reagisce un generale quando non vi sono più guerre da combattere? Come reagisce un astronauta quando ha compiuto un'impresa storica, ma di cui ormai nessuno più parla perchè è passato tanto tempo ed è ormai ordinaria? Come reagisce un dittatore quando il vento cambia e vede tutta la sua corte abbandonarlo?
Tutte queste persone, vittime di un ruolo "totalizzante", o riescono a ristrutturarsi una nuova identità e un nuovo ruolo, o si trovano a non avere più uno scopo. Si ritrovano in una condizione di immobilità, che può essere chiamata in vari modi, anedonia, depressione, ecc. Personalmente, preferisco chiamarla: inutilità. L'esatto opposto di sapere chi sei e quale è il tuo scopo nella vita.

Altra questione. Il tuo ruolo l'hai scelto o ti è stato imposto? Hai compiuto una scelta o hai accettato passivamente l'identità che la società ti ha affibiato?
Sei nato figlio di dentista, nonno di dentista, e stai per diventare un dentista? Sei nato in una famiglia di meccanici e a sedici anni lavoravi già nell'officina sotto casa, smontando motori e cambiando l'olio alle automobili dei clienti?
Certo, può essere stata una scelta anche quella. Sempre che tu abbia valutato tutte le alternative che la società di offriva, tutte le alternative che la tua mente poteva esplorare. Se riesci a risolvere in dieci minuti equazioni impossibili che anche i matematici di professione non ne escono se non dopo anni, cosa ci fai in una bettola a servire vino e birra agli alcolizzati? Se l'hai scelto, conscio delle tue possibilità, niente da dire… ma se stai subendo la sorte, cosa aspetti a reagire?

L'essere attori, comparse o spettatori, anche qui la fa da padrone. Tanto più che qui si parla appunto di ruoli!
E' tutto un immenso palcoscenico. Con la differenza che la trama puoi non solo interpretarla seguendo il copione, ma puoi proprio scriverla.

Puoi trovarti in un ruolo totalizzante, quello del meccanico, dello psicologo, del volontario in emergenza. Lo spettacolo finisce? Bene, si tratta di prendere in mano un altro copione e cominciare con quello. Saltare da un palcoscenico a un altro, ristrutturare la propria identità in modo attivo ogni volta che ce ne sia bisogno. Senza aver paura di cambiare, che tanto se non cambi rimani immobile a subire un destino, destino che non c'è più.

Puoi trovarti in un ruolo che la società ti ha imposto. Arrivi a vent'anni che sei convinto che il tuo destino sia quello, prosegui gli studi senza nemmeno pensarci, fai gli esami senza uno scopo perchè tanto "è destino", ti sposi quella ragazza che piace tanto a tua madre, fai il lavoro che ti è prescritto dal fato e ti ritrovi a crepare d'infarto a sessant'anni, o ancor peggio di tumore.
Praticamente, una comparsa. Niente di meno, sicuramente niente di più.

Oppure puoi reagire. Decidere chi sei, in barba a quella che sembrerebbe essere l'unica possibilità.
"E' inevitabile", frase che Smith ripete decine di volte nella saga di The Matrix. Solo che lui ha deciso proprio di dimostrare che non è il "Signor Anderson", bensì Neo. Non è un programmatore come tanti altri all'interno di un mondo fittizio, ma uno dei protagonisti di una rivoluzione che quel mondo lo cambierà.
E la società che fa? Rimane inerte a guardare qualcuno che osa cambiare il suo destino? Che osa andare contro quello che lei stessa ha deciso per lui? Ma come si permette?
"In una di queste [vite] lei è Thomas A. Anderson programmatore per una rispettabile società informatica, è iscritto alla previdenza sociale, paga regolarmente le tasse e… aiuta le vecchiette gettando per loro l'immondizia. L'altra vita lei la passa al computer, è una celebrità tra gli hacker con il soprannome di Neo, e di fatto ha commesso ogni crimine informatico concepibile e attualmente perseguito. Una di queste vite ha un futuro, l'altra invece no".

Certo, è un caso estremo, e di totale fantasia. Ma è sufficentemente semplice da capire, per chi sa astrarre.
Vuoi cambiare ruolo? Essere libero di scegliere, di pensare, parlare, esistere come vuoi? L'istituzione ti perseguiterà.
Questo si è inevitabile. E' il prezzo da pagare. C'è chi decide di pagarlo, e chi di fronte a questo conto salato se la mette via, sta zitto e si adatta, scegliendo la pillola blu. Se poi sei da solo, il prezzo è davvero altissimo.
Se non sei più solo però… il peso lo puoi dividere. E quanti più si è a scegliere una nuova realtà, tanto più questa esiste. Nasce così un nuovo universo simbolico, per sua stessa definzione opposto a un altro. Come il mondo cattolico versus quello musulmano, come i berlusconiani versus i comunisti.

In questo anno che comincia, voglio augurare a tutti gli attori di non aver paura. Il mondo non è banale, non è una routine immodificabile e prestabilita, possiamo scegliere chi essere e come essere in ogni momento. Sta al costruttore e a Matrix stessa avere l'acume di accettare questa libertà, sta a loro uscire dal bigottismo e considerare che tutti hanno il diritto di esistere.
"Quello che succederà dopo, dipenderà da voi, e da loro."

Buon anno.

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