Qualunque qualcuno

Nel dopoguerra non c'era chi urlava nei comizi più di cherokee. Non c'erano tv colme di Nembo Kid, né radio attive come nubi a Chernobyl.
C'era l'uomo qualunque, sostenuto dal Fronte dell'Uomo Qualunque. Nella schiena dei partiti affondò le unghie: "Io non sono di destra nè di sinistra, sono un uomo qualunque!
E lo stato è demagogo, nel sistema bipolare non mi ci ritrovo.." Oh, ferma tutto! Devo aver avuto un herpes, dato che questo sfogo non mi è nuovo.
Vivo decenni dopo nello stesso clima, che su questo fuoco getta più benzina; ma non c'è più l'uomo qualunque, tutti sono qualcuno, tutti sono in vetrina.

Io diventerò qualcuno! Non studierò, non leggerò, a tutti voi dirò di no: ecco perché diventerò qualcuno! Se vuoi parlare un po' con me ti devo addare al mio MySpace.

Il qualcunista milita in una banda che prende piede se la prendi sotto gamba. Gode come te quando ti stendi sotto Ramba, ma è talmente finto che sembra un ologramma. Partecipa al raduno di quelli che gridano "Italia uno!" poco prima di un programma. Scrive recensioni di cd nel web e non distingue Zenyatta Mondatta da Ummagumma.
È una farsa, ha una cultura scarsa, ma non gli basta il ruolo della comparsa. Prima parla per bocca di Giorgio Bocca, poi la pensa come Giampaolo Pansa. Lascia nei forum commenti di boria, ma sì!, sono piccoli momenti di gloria. Porta avanti una staffetta scorretta: non passa il testimone ma passa a testimonial.

«Il Fronte dell'Uomo Qualcuno è il primo partito di questo paese. Grazie e arrivederci.»

Bene, adesso mister e miss faranno del parlamento la Diaz del blitz. Non distinguono il Foglio dal Manifesto, del resto io non distinguo Libero da Gin Fizz.
La democrazia fa la fine del vip che ritrova H.P. sull'uscio dell'hotel Ritz. E siamo tutti nelle mani di chi? Di questi che per diventare qualcuno cambiano nick?
Si, il Fronte dell'Uomo Qualcuno ha voti al cubo, mamma che dolore al culo, lo appuro, se questo è uno scherzo manca di sense of humor.
Uh, che manrovescio! Stiamo seppellendo nell'Endemol generation. Devo aspettare di perdere il mio diritto di voto per guadagnare il diritto alla nomination?

Costruire il domani

Quando un periodo, anche di pochi mesi, sembra durare così tanto e contemporaneamente così poco, e nel complesso ti sembra essere "il" periodo, il tutto, al cui confronto il resto degli anni passati sembra nulla… sembra che quel periodo non debba e non possa mai finire.
Ma è inevitabile, ogni momento fuori dall'ordinarietà è destinato per definizione a terminare. Ma ti lascia sempre qualcosa dentro, specie se esperienze, frasi che senti, ti ripetono che l'hai vissuto al massimo, e che qualcosa dentro ti ha lasciato.

Il ritorno all'ordinarietà è strano, e nel contempo desiderato. Riabbracciare chi non vedevo da mesi, tornare a una vita più normale senza la frenesia di quest'estate, chiudere la parentesi. Riuscire a comprendere il significato di questa parentesi nel romanzo che si vive.

"I processi psicologici sono canalizzati dall'anticipazione degli eventi", frase che riassume tutto il pensiero di una scuola di pensiero che probabilmente mi guiderà nel prossimo periodo. Siamo in continuo movimento, ma non è il movimento casuale, randomico ed entropico che ci caratterizzerebbe se fossimo esseri banali. Ma ci costruiamo continuamente, prendendo esempio da quello che abbiamo già vissuto, anticipando e ipotizzando il risultato di ogni parola e azione. In modo adattivo, ovviamente.
Allora forse il mio modo di essere non è così sballato… sarà per quello che mi ci trovo e che ci vivo così bene.

"Se non sai cosa succede nella mente di una persona, chiediglielo: magari te lo dice". Cavolo, lo sostengo da una vita! E' la mossa più semplice e probabilmente più azzeccata per risolvere il 98% dei problemi che ci circondano: parlare, condividere.
Non ha senso perdersi in elucubrazioni mentali senza senso quando non hai a disposizione spesso i dati per trarre una conclusione che abbia un minimo di fondamento. Niente seghe mentali, please.
Certo però che quando provi a parlare e ti ritrovi di fronte un muro, le cose un pò cambiano… Mi domando se a questo Kelly ci aveva pensato. Per quel che mi riguarda, anche il silenzio, i giri di parole, l'evitare i discorsi, il mentire, un significato ce l'hanno. Basta non esagerare nell'interpretazione, nel non metterci del proprio. Qui forse l'anticipare gli eventi e ipotizzare rischia di essere troppo fantasioso, talvolta controproducente.
Ma quando non riesci a capire una persona, e il rimanere nel limbo della non comprensione è troppo difficile e doloroso, come non cercare di risolvere quella situazione di stallo in tutti i modi che hai a disposizione, rischiando anche di sbagliare?

Alla luce di queste due frasi, posso rileggere molti degli eventi che ho vissuto ultimamente.
La prima in particolare mi fa riflettere sul masochismo, sul cercarsela, sul non accettare che alcune situazioni non possano cambiare senza una presa di posizione personale.
Intendo, se una persona non cambia, non cambierà mai perchè non è intenzionata a farlo o non può perchè è malata dentro, perchè insistere a trovare significati in comportamenti che non hanno a che fare con altri, perchè insistere nel cercare un qualsiasi tipo di rapporto se si rivela una continua sofferenza? E' un'anticipazione non adattiva, che non porta da nessuna parte, se non a star male. E dal canto mio mi inizio a stancare di ripeterlo.
Me lo faceva notare anche un'amica qualche giorno fa, come comportamenti così fossero presenti. Sono bastate alcune frasi ascoltate per farmi capire quanto aveva ragione.
Una visione più oggettiva delle situazioni in molti casi può aiutare. E questa oggettività forse si può avere solo col dialogo, con il confronto, con la condivisione.
Che contano sempre di più. Specie se hai la fortuna di aver qualcuno con cui riesci a parlare a cuore aperto, a condividere.

E ora, si che si può ricominciare. Domani è arrivato.

Instabile

Un paio di sere fa, abbastanza smonato dalla serata che si era rivelata un pò noiosetta, appena arrivato a casa mi sono messo a rileggere un pò i miei post degli ultimi anni, dall'estate 2007 in poi. Mi piace vedere il tempo che passa, come cambio, quante cose mi sono accadute… fare il punto della situazione.
Mi sono visto… sereno. Tranquillo. Soddisfatto del mio percorso, delle mie scelte.
Mi sono sentito a posto, senza problemi. E in una posizione che mi faceva stare bene.
Avevo passato un bel venerdi pomeriggio, di lavoro, ma in compagnia di una persona che per me è importante. Il che mi bastava.

E' strano vedere come in appena ventiquattr'ore possa cambiare completamente il tempo. Ora ho lo stomaco sottosopra…
Ieri ho passato un bellissimo pomeriggio… pomeriggio che ha però stravolto quella sensazione di serenità e di "defcon 5" che stavo vivendo. Notte con tanti pensieri, oltre che la pizza che non voleva essere digerita. Pensieri che si sono concretizzati in una infinità di sogni che sembravano tutti senza senso, con spostamenti e cambi di personaggi, viaggi che non riescono a terminare e risvegli continui.
Eppure, non rinnego nessuno dei pensieri fatti. Tantomeno i sogni.
Quello che più mi spaventa è l'instabilità che a tratti mi pervade… in condizioni standard sono tranquillo, sereno, stabile, è difficile che qualche evento esterno mi distolga dal benessere. Ma quando accade un fatto decisamente imprevisto, ecco che tutto questo castello di certezze e sicurezze crolla rovinosamente al suolo.

Cerco un pò di sollievo sentendo qualcuno… quell'amica che da distante continua a lavorare senza tregua. Che col suo modo di parlare un pò enigmatico, modo che probabilmente mai riuscirò a comprendere, mi rimprovera invece certi miei difetti… secondo lei io faccio i conti senza l'oste, sono possessivo, e non ultimo mi baso troppo sulle mie esperienze passate per cercare di comprendere quelle attuali.
Ora, i conti non mi tornano… partendo dal presupposto che i conti con l'oste li sto facendo, o almeno cerco di farli – cioè quando ti ascolta -, penso che ogni azione, comportamento o credenza non sia immune dalla propria storia. Altrimenti, è come non averla vissuta. Non si può "resettare" completamente il proprio passato, non si può far finta che ogni ferita non abbia lasciato alcuna cicatrice, quando lo sai bene che le ferite guariscono ma le cicatrici rimangono lì a testimoniare che "se fai così, ti fai male". E riguardo il possessivo… a parte che non mi sembra… ma quando una persona assume atteggiamenti ambigui e si allontana, credo sia spontaneo almeno all'inizio cercare di avvicinarsi e comprendere che diavolo le passi per la testa.
Senza contare che poi ognuno è fatto a suo modo. E che in qualche modo sono frutto di come sono e delle mie esperienze passate.
Certo, non respingo le critiche… le accetto e cerco di analizzarle per vedere se hanno un fondamento di verità e provare a cambiarmi, esattamente come le esperienze passate mi hanno plasmato…

Ma non posso non pensare a dove sono ora, a chi sono ora.
Al fatto di aver dato tutto, subito, in occasioni passate, e di averla presa nel culo alla grande senza tanti complimenti. E al fatto che se provo a difendermi c'è anche un perchè. Autodifesa.
Provo a difendermi cercando di capire se la persona che ho a fianco è quella che sembra essere, se è una persona con cui posso pensare di relazionarmi, cosa le passa per la testa, se ha le idee chiare, se ci tiene davvero.
E mi piace la chiarezza, la schiettezza, l'essere diretti. Preferisco un insulto diretto di fronte a tutti che scoprire che si parla alle spalle, preferisco un "no" a un "mah, anche si, ma…". Niente giri di parole. Sono semplice, e voglio semplicità, praticità. Senza frasi a doppio senso mal celate.

Ora, non sono nella condizione di scrivere con la consueta chiarezza. L'unica cosa di cui ho bisogno è un piano d'appoggio che non dondoli a ogni scossone. Per poter essere sereno come sempre.
Prova tu a camminare tenendo per mano una persona che non sa in che direzione andare.
Anche se non vuoi, barcolli pure te.