L'urlo

Qualche anno fa in Germania è stato prodotto un film, che è passato per lo più sotto silenzio. Si chiama L'Onda. Quanti di voi l'hanno visto?
E' la storia rivisitata di un esperimento sociale, poco ortodosso devo dire, condotto negli anni '70 da un professore delle superiori. Durante la "settimana a tema", si è trattato dell'autocrazia, cioè dei regimi totalitari. E i ragazzi a dire: sai che palle, sempre con questa storia del Terzo Reich, oggi questa cosa non potrebbe più succedere, ne abbiamo visto e provato le conseguenze.
Il professore, in cinque giorni, ha dimostrato il contrario, creando un movimento assieme ai ragazzi, detto "L'onda", che ha inglobato pure lui stesso. Una forma di protesta sfociata in una autocrazia, di cui lui era a capo, e che ha portato in così breve tempo a minacce, proclami, violenza e morte in una escalation che ha dell'incredibile, ma che segue una logica senza confronti.
L'ho rivisto un paio di volte, sembra assurdo come si possa arrivare a un regime così antidemocratico con così tanta facilità.
Poi mi guardo attorno, osservo la situazione nella cerchia delle amicizie, nell'associazione di cui faccio parte e in questo paese che amo, e mi rendo conto di come sia invece una tragica realtà.

Nei giorni scorsi ho fatto la mia prima esperienza da scrutatore. Entrando in quella scuola, guardavo la bandiera che sventolava, e mi dicevo: è un grande esercizio di democrazia, tutti dovrebbero provare almeno una volta a fare questa cosa.
Dopo aver partecipato allo scrutinio dei voti, e aver visto e toccato con mano le schede, mi domando di che democrazia io stessi parlando.
Risultati elettorali a parte – credo che ormai parlare di politica sia come parlare del bello e del brutto, è una opinione e nulla più – mi ha stupito la quantità assurda di voti dati ai partiti che urlano e basta, senza fare controproposte.
Berlusca in primis, seguito dalla Lega, di cui il patron ieri sera alla tv non sapeva nemmeno fare un discorso sensato composto di soggetto-verbo-complemento. Ma poi: di pietro e addirittura i grillini, che oltre a opporsi a berlusconi e lega non hanno praticamente un programma tantomeno delle proposte concrete.
In fin dei conti, son tutti Fascisti. Sta vincendo la politica dell'Urlo.
I voti non vengono più dati in base alle idee e alle proposte, ma in base a chi urla di più alla televisione, ai giornali, ai comizi. Non importa cosa si dice, bisogna urlare.
E arringare le masse.
Urlando.
Il silenzio, la riflessione, non pagano più.
E' democrazia, questa?

Solo due spunti di riflessione.
Il primo, tragico, lo leggo all'interno di un cesso dell'università ogni volta che ho un bisogno fisiologico impellente. Recita: "Ah, le elezioni! Come è bello vedere una massa di passivi che si illudono per qualche mese di pensare di cambiare le cose. E' come guardare un bambino che gioca col suo aeroplano di carta, inconsapevole che non vola davvero."
Temo che un pensiero del genere, per quanto profondo, sia la morte della democrazia.
Dopotutto, "se il voto cambiasse qualcosa, sarebbe illegale"
Il secondo, lo traggo da un commento su un giornale: "Il quesito era semplice, esiste una forza politica parlamentare a cui delegare questo compito e in grado di risolverlo? Vediamo… ovviamente non la destra e i sedicenti partiti centristi che sono in primo luogo i "promotori" (finanziari e no) di una deregulation banditesca, non il Pd che pur proponendosi come riformista in ultima analisi non è stato in grado di riformare neppure se stesso, non Di Pietro col tema monocorde sulla giustizia. In realtà la questione è stata posta correttamente da Saviano (il metodo mafioso) e da "Rai per una notte" sul "consenso". E' di questo che collettivamente si deve cominciare a parlare, volendo si può cominciare"

Tutto questo vale anche nelle realtà minori.
E temo che il problema sia soprattutto quello di mettersi in gioco, uscire dal proprio orticello e iniziare a occuparsi della "Res Publica". Qualcuno lo sapeva, che è dal latino di "cosa pubblica" che deriva il nome della nostra forma di governo, "Repubblica"?

Mettersi in gioco, esporsi. Impegnarsi.
Qualcuno ha pensato a cosa ci sarà DOPO la caduta, ormai inevitabile del direttivo veneto dell'associazione di cui faccio parte?
Qualcuno ha pensato a "Chi ci sarà dopo"?
Se vogliamo evitare che certi lazzaroni rimangano a spadroneggiare e a rovinare il nome della nostra associazione a livello di amministrazioni pubbliche e di direttivo nazionale, che ormai ci ridono dietro per non piangere e che cercano di avere a che fare il minimo possibile con noi, bisogna "scendere in campo", per usare un'espressione infelice, esporsi, candidarsi e mettersi di impegno.
E' comodo avere un Duce che pensa e agisce per noi, vero?
Tanto se poi non facesse più comodo, lo si ammazza e si "risolve" il problema.

Le preoccupazioni per le urla restano.
Sia per quelle di propaganda alle quali ci stiamo sfortunatamente abituando, sia per quelle che chiedono aiuto e per le quali iniziamo a essere sordi.
E anche per quelle che non si sentono ancora, per quelle che temi dovrai raccogliere quando qualcuno si sarà rimesso nei guai. Perchè non puoi averne certezza, ma ne hai un sentore fortissimo.
Poi mezz'ora fa, guardando "spider", vedi quella madre assassinata dal marito, e il bimbo che assiste alla scena senza poter far nulla.
Forse era la somiglianza, ma mi son sentito morire. Credo di aver capito la sensazione di quando ti ammazzano un figlio. Anche metaforicamente, intendo.
Già provata, e riprovata. E non posso far finta di nulla, non posso tacere quando qualcuno lo senti e gli vuoi bene un pò come fosse tuo figlio.
Ferlini lo chiama "amore terapeutico" rispetto ai pazienti, lo paragona alla "reverie", quell'affetto indicibile che ha la madre verso il figlio.
Credo che il metro di misura per l'amore tra genitori e figli non ci sia. E ti sento come un figlio da proteggere.

Chissà se arriveremo sulla cima della montagna illesi, chiaccherando del più e del meno come nell'ultimo sogno. Osservando il mondo da lassù, felici per quel che gli avevamo dato, stanchi, ma appagati.

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