La fiducia degli sconosciuti

Il tempo è tiranno. Quando ne hai a iosa non c'è l'ispirazione, quando hai l'ispirazione non hai tempo. Così ti ritrovi a cercare di riordinare le idee mentre fuori soffia una delle bufere di neve più forti degli ultimi dieci anni e mentre due amici sono appena diventati genitori. Corre, sto tempo.

Il sogno è diventato assillante. Si ripete. Cambiano posti, persone, situazioni, ma il tema è sempre quello. La ragazzina che cammina sul costone della montagna, che mette male un piede e scivola giù per il dirupo, io che mi precipito a valle per chiamare i soccorsi e prestare per quel poco che posso le prime cure.
Già successo, sia realmente che metaforicamente, e più volte. La variante: stavolta i soccorsi tardavano ad arrivare, e io non sapevo più che fare… Terrore, sgomento, dolore mentre vedevo quelle gambe spezzate, il cuore mi batteva a mille e quella mano implorava aiutami. Impotenza… Di fronte a te. Per cui ho una paura folle, perchè ti voglio bene e farei qualsiasi cosa per non farti cadere nuovamente in un baratro che hai già esplorato fin troppo a lungo e del quale anche io ho tastato il fondo. Forse sono troppo protettivo, forse sarò un genitore iperprotettivo un domani, forse è solamente perchè ti conosco o forse mi sono solamente messo troppo nei tuoi panni. L'empatia è un'arma a doppio taglio… se entri troppo in risonanza con qualcuno finisce che percepisci quel che prova lui come fosse tuo.

Ci sono persone con cui la risonanza è automatica, ti conosci e a pelle vibri sulla stessa nota. Ce ne sono altre con le quali ti accordi solamente dopo un pò di tempo, dopo che a lungo producevate insieme un suono decisamente sgradevole. E ce ne sono altre ancora con cui nonostante tutti gli sforzi non riesci a essere in armonia… come sali di tonalità, queste scendono, come scendi per raggiungerle, esse risalgono di tono. Praticamente irraggiungibili.
Fa male, specie se ci tieni. Fa male quando ci stai assieme e ti rendi conto che mancano i presupposti per un'amicizia… manca la fiducia, manca il fidarsi. Il non detto supera il conosciuto di misura, la volontà di colmare quel baratro manca perchè manca la fiducia per aprirsi, per scoprirsi… per levarsi la corazza che serve per sopravvivere a questa giungla. Eppure poi ci fai notti in bianco per capire, per scervellarti a comprendere piccoli gesti che gettano timori potentissimi e creano batticuori devastanti.
E mi rendo conto che io non sono di meno… tu hai pensato male. Io anche. E nonostante le tue parole, non mi viene automatico crederti. Potevamo superare questi timori una volta per tutte… Niente. E così anche questa sera mi scolerò due birre, brindando da solo al futuro di entrambi.

Ascoltavo Aria di Allevi qualche sera fa. Ricordo la sensazione che provavo in quel momento. Dolcezza, serenità, tenerezza, cose che stridevano con come mi sentivo. Ma era bello ascoltare quelle note e finire con la testa da un'altra parte, nell'immaginato e nei ricordi, che quando il risveglio è duro sono spesso le uniche amiche che ti rimangono. Pensavo che l'irrazionalità, i pensieri ossessivi, le paranoie, i sentimenti ambivalenti sono quelle cose che pur nella loro durezza ci rendono umani. Eliminarli creerebbe degli automi, dei computer perfetti e prevedibili, che non soffrirebbero mai ma nemmeno riuscirebbero a essere felici per degli istanti.
Forse tutto questo è solo essere delle persone. Provo pena per chi cerca disperatamente di classificare e standardizzare tutto il comportamento umano, e non riuscirà mai. Provo pena per chi si arrocca in costrutti che cercano di rinchiudere, di normalizzare la pazzia.

La pazzia è dolore, la pazzia è anche genialità. Ogni matto ha un suo peculiare modo di esprimersi… bisogna saper risuonare con lui. Non puoi cambiare la frequenza di una emittente radio… se vuoi ascoltarla, devi sintonizzarti tu per primo su di essa, tanto per usare una metafora di Ferlini.
Creare quella fiducia alla base di un reciproco avvicinamento è il punto di partenza. Sia con chi chiede il tuo aiuto, sia con chi vorresti vicino. Se lo vuoi, si può…
Ma come fai a dare fiducia, se tu stesso non ne hai per primo?

E' un paradosso… se vuoi dare fiducia, devi fidarti.
O Ci si sbilancia per primi, si fa il primo passo verso l'altro, per capirlo… o si rimane a compartimenti stagni. Ognuno nella sua reggia dorata, senza mai varcarne la soglia.
Rimanendo, seppur vicini di casa, dei perfetti sconosciuti.

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