Soko: il valore di un sorriso

Vivono come noi alla fine degli anni '70.
Le tecnologie, i divertimenti, gli interessi che a noi sembrano ovvii, qui non sono prese in considerazione. Un pò per scelta, un pò per condizione.
Qui a Soko i ragazzini di 11 anni girano con motorini improbabili, chiaramente senza casco, e si divertono in modo semplice e spontaneo, non come i nostri pargoli rinchiusi tra quattro mura a giocare con la playstation da mattina a sera. Beata gioventù, o per usare una frase fatta, si stava meglio quando si stava peggio. Li invidio per come sono semplici, nonostante la loro condizione, economica e sociale.

L'odio interetnico la fa da padrone. Anche ieri sera, alla partita di calcio Bosnia vs Iran, sono partiti cori razzisti verso i serbi o i croati.
La divisione è anche religiosa: i bosniaci della zona sono musulmani, i croati cattolici e i serbi ortodossi. E anche queste differenze sono una scusa per giustificare l'odio etnico e la violenza.

Ma tolto il diverso stile di vita, sono esattamente come noi.
I bambini si divertono come ci divertivamo noi alla loro età. Basta un pezzo di legno, un paio di sassi, un animale da rincorrere e si inventa al momento il gioco più divertente del mondo. Basta poi una scusa qualsiasi e il campanilismo diventa razzismo vero e proprio. Come noi veneti verso i terroni, o in qualsiasi partita di calcio verso la squadra avversaria.

Ieri l'attività più divertente, sia per i monelli che per noi.
Bastano un paio di teli nylon, sapone, acqua in quantità e tanta voglia di fare i cretini. E si passano le ore migliori dell'anno, lanciandosi su questo campo saponato, rovesciando gli altri… ritornando anche noi adulti bambini per un paio di ore.

Cosa chiedono? E cosa offrono?
Un sorriso.
E più che mai in situazioni come queste ne capisci il valore.
E' un gesto semplice, spontaneo, che alcune volte trascuriamo perchè lo riteniamo banale. Eppure, anche se non parlo una parola di questa impossibile lingua a sette casi, peggio del latino, e loro non capiscono una parola di italiano in gran parte, a sguardi ci si capisce. E un sorriso può fare la differenza, eccome. Oltre a dire più di mille parole.

Forse dovremmo davvero ritornare bambini. Non quelli di oggi, rincoglioniti dalla tv, ma quelli di ieri.
La semplicità era un valore. E non posso non sentire gli occhi inumidirsi pensando che basta così poco per essere, seppur per un istante, felici. Anche con una casa piccola, zero soldi, zero videogame.
E che fino a poco più di venti anni fa ce lo ricordavamo anche noi.

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